Ancora una volta buona domenica 17 gennaio, care amiche e cari amici di questa Rubrica! Oggi inizieremo un percorso (in due tappe) di scoperta delle immagini della nostra città nella produzione artistica dal 1400 ad oggi:
Spesso la nostra città di Cesena è stata oggetto dell’attenzione di artisti che l’hanno raffigurata nelle loro opere, un tempo prevalentemente per scopi religiosi o encomiastici, in età moderna perché i suoi luoghi o monumenti hanno sollecitato il loro interesse ed ispirazione. Da tali immagini possiamo conoscere meglio l’evoluzione della nostra città e imparare a guardarla in modo nuovo, essere attenti ad aspetti a cui non avevamo prestato attenzione, più consapevoli delle nostre radici, più curiosi di riscoprirla e, spero, più portati ad amarla. Per questo oggi e la prossima domenica Vi proporrò una serie di immagini di Cesena raffigurata in tele, disegni, stampe, al fine di mostrare la capacità attrattiva della nostra città.
Il primo squarcio di Cesena si trova (o, almeno, a me pare) nello sfondo di una tavola (conservata nella Pinacoteca Comunale) che raffigura San Cristoforo mentre guada un fiume portando sulle spalle il Divino Bambino che si aggrappa ai suoi folti capelli, opera di Antonio Aleotti probabilmente negli anni a cavallo tra il secolo XV° e il XVI°.
Il fiume dovrebbe essere collocato in un paesaggio orientale e, invece, la cortina di colline sembra quella che porta verso Roversano e il ponte assomiglia all’antico ponte sul Savio.
Le lavandaie e i ragazzi che si bagnano nel fiume potrebbero essere nostri progenitori, immagine serena di una parte particolarmente suggestiva della città e delle colline.
Pochi anni dopo, nel 1502, il profilo di Cesena venne disegnato nel suo taccuino da Leonardo da Vinci.
Lo scopo non era artistico ma di rafforzamento delle difese ma non si può non menzionare quello straordinario disegno che quel genio tracciò percorrendo passo dopo passo le antiche mura in quel mese di permanenza a Cesena per conto di Cesare Borgia che dovette essere per Leonardo un periodo di intensa attività. Altri suoi disegni riguardano aspetti più minuti della realtà cesenate: i “rastelli” di accesso alla Rocca, la carrucola del pozzo del Santuario della Madonna del Monte, un segmento di un fiume, forse il Savio a Martorano, spesso portato ad esondare, una finestra, un carro mal progettato, il modo geniale di appendere l’uva.
Poco più di un secolo dopo, troviamo una veduta d’insieme della città nell’opera del pittore urbinate Girolamo Cialdieri (1625) appesa alla controfacciata della Cattedrale che raffigura la “Madonna col Bambino, i due Santi compatroni Mauro e Severo entro una cortina di Angeli ed i Martiri Eugario, Firmio, Genesio e Concordia”.
In una Cesena racchiusa entro le sue mura spiccano i tanti campanili e, sul monte Sterlino, la grande Rocca, circondata da prati verdi.
Sempre entro le mura in cui si aprono poche porte, ripresa da una angolazione che ci mostra la Rocca a destra e la Basilica del Monte a sinistra è la Cesena che appare in un ex voto della Basilica del Monte realizzato in occasione di una pestilenza o di un terremoto.
In primo piano, infatti, tra una donna a sinistra che rappresenta Cesena e un vecchio che si immagina il Savio a destra, vediamo una catasta di morti a cui vengono aggiunti altri cadaveri.
Più o meno degli stessi anni (1663) è il disegno a colori di Joan Blaeu in cui la città appare tranquillamente adagiata sulle colline, piuttosto un rettangolo che una figura allungata.
Intorno al 1730, l’artista tedesco Friedrich Bernhard Werner, specializzatosi nelle vedute di Città, eseguiva un disegno acquerellato in cui Cesena è rinchiusa entro la sua solida cerchia di mura, con un piccolo borgo esterno verso la pianura e il mare mentre sul colle Sterlino da un lato e lo Spaziano dall’altro si ergono a protezione la Rocca e la Basilica del Monte.
Della prima metà del secolo XVIII° (1740 circa) è l’opera di Francesco Andreini conservata nei depositi della Pinacoteca di Cesena in cui troviamo ancora Cesena tra i Santi Severo e Mauro che implorano per essa lo Spirito Santo. Spiccano il campanile del Duomo e la torre dell’attuale Palazzo del Ridotto, un tempo sede dell’assemblea che governava la città.
Un’immagine del Savio e delle prime colline in cui è visibile la Rocca troviamo sullo sfondo della tela di Gian Domenico Porta che raffigura il papa cesenate Pio VI° Braschi (ora collocata in una sala del Comune).
Il particolare del quadro del Porta venne sviluppato in una stampa del 1776 ad opera di Jakob Phillip Hackert che ci offre una idilliaca “VEDUTA DELLA CITTA’ DI CESENA Inclita Patria del Sommo Pontefice Pio Sesto felicemente Regnante Promotore Beneficentissimo delle Arti Liberali”.
All’anno precedente (1775) risale la famosa e molto diffusa stampa di Sebastiano Sassi con la veduta completa della città e l’indicazione degli edifici più importanti.
Ai primi del 1800 risale il progetto utopico dell’architetto e cronista di Cesena Mauro Guidi, un’idea di ristrutturazione razionale e ideale che avrebbe snaturato l’immagine “a forma di scorpione”.
Nel 1819, nel corso del suo viaggio in Italia, prendeva alloggio nell’Albergo della Posta (poi Leon d’Oro, nell’attuale piazza del Popolo) il geniale pittore romantico inglese Joseph Turner che nel suo taccuino tracciò tre disegni di Cesena: la Piazza Maggiore con la Fontana, il Torrione del Nuti e il quarto lato, una veduta del Ponte Vecchio e un’altra con la Rocca.
Di qualche anno dopo è una stampa di Bernardino Rosaspina che mostra Cesena con il Ponte Vecchio in primo piano.
Nel frattempo piazze, strade ed edifici di Cesena fanno da sfondo agli episodi rappresentati negli ex voto della Basilica del Monte, come quello del 1831 che presenta l’attuale Piazza del Popolo e il Palazzo Comunale come scenario di una (ritengo mancata) fucilazione o i due legati alla Battaglia del Monte del 1832 o l’ex voto di Teresa Ricci.
Nel 1839 Enea Peroni, dipingendo l’ingresso del papa Pio VII nella sua città, dopo la prigionia francese, ci mostra Porta Romana (oggi Santi) e la Basilica del Monte che fanno da sfondo.
L’ingresso al lato opposto della città, Porta Fiume, vediamo in un suggestivo acquerello monocromo di W.Jacquetz del 1846 ed è interessante notare la presenza di due porte alle estremità dell’attuale Ponte di San Martino, mentre ora rimane solo quella più interna. Dietro Porta Fiume si intravvedono le case del Borgo Chiesanuova, la facciata di una Chiesa che dovrebbe essere San Domenico e la possente mole della Rocca ancor più in evidenza sul colle spoglio dell’attuale vegetazione.
Alla metà del secolo XIX°, il faentino Romolo Liverani dedica una serie di stampe a particolari di Cesena.
Terminiamo questa carrellata con il grande affresco su una parete della sala dell’ex Palazzo della Provincia di Forlì in cui il forlivese Pompeo Randi, intorno al 1870, ci mostra la scena in cui “Malatesta Novello inaugura la Biblioteca Malatestiana”, evento capitale nella storia della città da cui trae origine quello che, ancor oggi, è il cuore culturale di Cesena e un gioiello artistico di livello mondiale.
Tra i disegni di Leonardo pare ci sia la carrucola che hanno poi realizzato per il pozzo dell’Abbazia del Monte (così mi dissero durante una visita guidata)