Cesare Carlo Baronio nacque a Cesena in Corso Cavour nel maggio del 1887, da Pietro ed Emilia Franceschi, ottavo di nove figli. La sua era una famiglia di possidenti terrieri. Dopo la Scuola Elementare si iscrisse in Seminario e il 25 luglio del 1911, nella Basilica del Monte, venne ordinato sacerdote dal Vescovo di Cesena Giovanni Cazzani.
Nell’aprile 1915, la chiamata alle armi del Regio Esercito Italiano.
Nelle trincee del Podgora si distinse per il coraggio, i soldati ripetevano spesso una frase: “Quel cappellano romagnolo non ha paura di nulla”
Diede l’estrema unzione al tenente Decio Raggi, romagnolo decorato con la medaglia d’oro della grande guerra, seppellì ’amico cesenate Renato Serra. Dove c’è qualcuno che grida di dolore, lì trovi anche Don Baronio.
E lì, in un ospedale da campo, l’incontro che diede una impronta ben precisa di quella che diventerà la sua missione di vita: il cesenate Egidio Casadio, in punto di morte, raccomanda al giovane sacerdote i suoi tre figli: “Promettete che ve ne occuperete voi”
Don Carlo non dimenticherà mai quelle parole e terminata la guerra pur avendo davanti a sé una brillante carriera propiziata da ben tre lauree e dal sostegno delle agiate condizioni della sua famiglia, investì tutte le sue risorse per dare un senso alla promessa fatta al Casadio in punto di morte.
Così nel 1926 nacque in zona Porta Santi poco fuori le mura del centro storico, l’Istituto “Figli del Popolo” un posto dove accogliere i tanti ragazzi cui le famiglie nella crisi del dopoguerra non potevano provvedere.
La giornata dei ragazzi dell’istituto iniziava con la messa al mattino presto, seguita dalla colazione, la scuola o il lavoro; nel pomeriggio gli scolari svolgevano i compiti, avevano tempo dedicato al gioco ed altre attività ricreative. Venivano inoltre organizzate lunghe gite a piedi. Nell’educazione di questi ragazzi, don Baronio applicava il metodo preventivo ideato da don Bosco.
Nel 1927 aprì in un locale attiguo all’istituto e un laboratorio di sartoria per ragazzine, permettendo così anche a queste di apprendere un lavoro utile a rendersi autosufficienti.
Negli anni seguenti il “Signor Canonico” (come lo chiamava la gente) inaugurò altri collegi per ragazzi e ragazze a Montiano (1939), a Roncofreddo (1946), alle Balze di Verghereto (1942), a Faenza (1946), a Savignano sul Rubicone (1951, nel borgo di San Rocco), perfino negli Abruzzi a Villa Petto (1958), e infine a Longiano (1966).
Nel secondo dopoguerra grazie al boom economico pian piano le condizioni della popolazione migliorarono e l’infanzia abbandonata per fortuna diminuì.
E’ su un autobus che avvenne il secondo incontro fondamentale della sua vita.
Una anziana signora di ritorno da Cesenatico, dove si era recata per vendere frutta ai turisti, non aveva potuto acquistare il biglietto perché non aveva venduto nulla. Don Baronio gli cedette il suo biglietto, proseguendo a piedi.
Un fatto a cui seguì una nuova riflessione “Certo che se i bambini bisognosi sono sempre di meno, gli anziani poveri e soli sono sempre di più. Forse dovremo trovare un posto anche per loro”.
Il Canonico decise di donare nuovamente i suoi beni per trasformare giuridicamente in ente morale l’istituto “Figli del Popolo”.
Venne così costruita una grande nuova sede in via Mulini per anziani soli e ammalati.
L’impegno per il prossimo lo portava a trascurare sé stesso, fatto che spiegava il suo aspetto trasandato, oggetto di rimprovero dai suoi confratelli presbiteri. Non era un predicatore tradizionale: la sua voce era sommessa, fuggiva gli intellettualismi, parlava con immagini semplici, senza i mezzi utilizzati usualmente dagli oratori, ma ugualmente poteva colpire per la semplicità del gergo e la vivacità degli aneddoti dei santi che introduceva.
La popolazione cesenate, compresa la parte anticlericale, ebbe sempre rispetto e fiducia in quel prete dall’aspetto dimesso, e diverse sono state le donazioni per i suoi istituti.
Morì nel 1974, e, all’interno del suo testamento, lasciò scritta la volontà di completare l’opera da lui iniziata con una nuova ala destinata ai sacerdoti e religiosi anziani della diocesi e delle zone circostanti
È attualmente in corso il processo per la causa di beatificazione di don Baronio, presso la Congregazione per le Cause dei Santi.
Che bell articolo. An ch io scrivo su DON Baronio in Su le Vie del Bene. Alcune cose non le sapevo. Avete utilizzato testimonianze inedite? Complimenti. Andrea Turci
Sono stato un ragazzo, anzi un bambino di Don Baronio.
E’ ancora vivo, in me oggi che di anni ne ho 75 il ricordo di questo sant’uomo.
Ricordo le alzate mattutine, la messa nell’istituto eppoi a scuola, ricordo le lunghe camminate al Monte e per le strade intorno a Cesena.
Ricordo che in una di queste camminate, nel 1953 o 54 Lui già anziano donò le sue scarpe a un povero mendicante e tornammo all’istituto con lui scalzo e con i piedi sanguinanti .Stampavamo un giornalino nella tipografia “Sulle Vie del Bene” e a turno anchio insieme ad altri giravo la ruota.
Le copie erano spedite in abbonamento e ciò che si stampava in più, noi bambini le distribuivamo ad offerte per le vie della città.
Aldilà di qualunque credenza religiosa, ci sono Uomini che sono grandi, Immensi, se volete Santi!
Grazie Silvano per la bellissima testimonianza