Buona domenica care amiche e cari amici! Sembra che stiamo uscendo dall’incubo della pandemia (facciamo tutti gli scongiuri del caso)! Meglio mantenere, tuttavia, ancora per qualche tempo la prudenza e i comportamenti di sicurezza, per protezione nostra e di chi ci è vicino! Oggi parliamo di un importante uomo politico cesenate che si distinse per le numerose qualità:
L’8 novembre dell’anno 1914 moriva Gaspare Finali, uno dei maggiori, anzi, probabilmente, il maggiore degli uomini politici a cui Cesena abbia dato i natali.
Era nato il 20 maggio 1829 in un’abitazione al numero 74 dell’attuale corso Sozzi, in prossimità della Barriera Cavour, indicata ora da una lapide.
Porta ancora il suo nome (“Case Finali”) il quartiere dove un tempo c’erano sue proprietà.
Dotato di forte personalità, Finali fu contrario al potere pontificio e aderì agli ideali del Risorgimento, dedicandosi con grande passione alla vita politica, dapprima su posizioni mazziniane, poi più moderate.
Nell’aprile del 1855, evitò a Cesena l’arresto da parte delle guardie papaline e la probabile esecuzione grazie all’aiuto del conte Alessandro Ghini che lo nascose per due mesi nel suo palazzo e lo fece uscire dalla città nascosto nella sua carrozza.
Rifugiatosi a Torino ed entrato in contatto con Cavour, si convertì all’idea di un’Italia unita sotto la monarchia e offrì a questa causa la sua grande competenza in materia amministrativa e finanziaria.
L’elenco delle cariche da lui ricoperte è lunghissimo, così come quello delle commissioni presiedute e delle onorificenze.
Per qualche mese fu sindaco di Cesena ma presto si dimise per dedicarsi a impegnativi compiti nazionali.
In varie legislature venne eletto deputato per il collegio di Cesena, poi senatore e ministro dell’Agricoltura e Commercio, dei Lavori Pubblici e del Tesoro rispettivamente nei governi Minghetti, Crispi e Saracco.
Dal 1893 al 1907 fu presidente della Corte dei Conti.
Apprezzato per competenza e correttezza, presiedette la commissione d’inchiesta sulle gravi irregolarità nella gestione della Banca Romana e del Banco di Napoli, di fatto ponendo le premesse per la nascita della Banca d’Italia.
Un’altra sua passione fu la cultura: letteratura, storia e arte.
Tra i cinquanta e i settant’anni tradusse i 21.000 versi di tutte le commedie di Plauto che pubblicò nel 1903 ma continuò a perfezionare fino alla vigilia della sua fine.
Fu amico di Giovanni Pascoli che a Messina, il 15 maggio 1899, con la nostalgia di chi è lontano dalla sua terra, gli dedicava una poesia che termina con versi di grande affetto: “Ma sono / con te, Finali, o nostra mente austera, / cuore mio buono! / Beviam la gioia dell’albana bionda / per ciò che più nel forte cuor ti piaccia! / Ma prima, il viso lascia che nasconda/ tra le tue braccia.”
I funerali, seguiti da grande folla, si celebrarono il 14 novembre 1914 in una Cesena illuminata da un mite sole invernale, alla presenza di un battaglione d’onore e di numerose autorità venute da tutta Italia per onorarlo. Rappresentava il governo il ministro Ciuffelli che pronunciò un’apprezzata orazione.
Un lungo corteo accompagnò il feretro fino alla cappella di famiglia, nella parte monumentale del Cimitero Urbano, dove ancora oggi una lapide ne elenca le numerose cariche e meriti e dove possiamo vedere il suo profilo in un bel medaglione, opera dell’artista Domenico Trentacoste (Palermo 1859-Firenze 1933).
Il settimanale “Il cittadino”, nel numero del 14 novembre interamente dedicato alla commemorazione di Gaspare Finali, ne elencava i meriti come patriota, pubblico amministratore e letterato e ricordava le doti di generosità verso gli amici di qualsiasi condizione sociale, la franchezza del parlare e la benevolenza verso i giovani.
Il ricordo della sua intensa attività letteraria venne affidato a Renato Serra che sottolineò l’impegno culturale di Finali condotto anche in età avanzata con esiti sempre migliori, con un “progresso di scioltezza e piacevolezza nello scrivere”.
Scriveva ancora Serra: “In mezzo alle cure dello stato e alle cifre dei bilanci, egli continuò non solo a leggere per consuetudine di diletto e di affezione Dante e Orazio, o a seguire il movimento degli studi e perfino le novità dell’arte e della cultura con un senso quasi di dovere nobilissimo e umano; ma continuò ad esercitare l’ingegno e insomma a coltivare le lettere, studiando e scrivendo con una alacrità di animo e una liberalità di spiriti che era una festa sempre nuova ad ammirare per noi… non era un divertimento, era quasi diremmo un ringiovanimento, un’affermazione di libertà e insieme di gentilezza di spirito, ricca di valore e di insegnamento morale”.
Fino alla fine mantenne la coerenza del suo spirito laico, rifiutando i conforti religiosi che vennero impartiti per decisioner della famiglia solo dopo la perdita della coscienza.
Scriveva “Il Cittadino”: “Gaspare Finali era deista, ammirava la morale di Cristo ma non era praticante”.
E, sempre sul “Cittadino”, Luigi Luzzatti (importante economista e uomo politico) lo ricordava così: “Gli atti politici furono maggiori in lui degli studi scientifici; ma anche in questi splende la scintilla animatrice della bontà, il culto dell’arte, e di recente all’Accademia dei Lincei, della quale era un veterano, mi ripeteva l’immortale sentenza di Platone che il bello è lo splendore del vero e del buono.”
Il Comune gli ha intitolato uno dei viali principali della città, quello che unisce la Barriera Cavour a Porta Trova.
Accanto alla Barriera, all’inizio del percorso pedonale (Piazzetta Porta Cervese), il suo sguardo fiero e serio, al limite del corrucciato (folte sopracciglia, prominente pizzetto, grandi baffi), osserva oggi i passanti da un busto di marmo (1909) dello scultore Francesco Jerace (Polistena 1857 – Napoli 1937), calabrese di nascita ma napoletano d’adozione a cui si deve una notevole produzione artistica in Italia e all’estero, tra cui monumenti commemorativi, ritratti e figure allegoriche come la scultura con L’azione che fa parte del complesso dell’Altare della Patria a Roma.
Alla base del monumento si legge: “DONO DELLA FAMIGLIA ALLOCATELLI TRAVAGLINI ALLA CITTA’ DI CESENA OTTOBRE 2006”
Un politico, dunque, il nostro concittadino Gaspare Finali, arrivato ai vertici del potere eppure onesto, generoso, leale e appassionato di cultura… qualità che in politica (e non solo) vorremmo oggi trovare più spesso!