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a cura di Bruno Giordano
Il cinema Italia è sempre appartenuto alla famiglia Salberini. Dopo una prima pionieristica esperienza nel 1912 con una piccola sala cinematografica di nome “IRIS” al numero 21 di via Fra Michelino, i fratelli Salberini ne costruirono una ben più ampia e centrale in Corte Dandini, inaugurandola il giorno di Natale del 1914 col film “Il supplizio dei leoni“.
Dopo il primo conflitto mondiale divenne una sala cinematografica stabile con programmazione regolare, affiancata in quel periodo in città solamente dal Cinema Verdi, l’ex Teatro Giardino.
Allora la sala si chiamava Kursaal, e conservò tale nome fino ai tempi del periodo mussoliniano, quando diventò Cinema Italia, allorché i nomi stranieri vennero aboliti dal nostro vocabolario.
Nell’immediato dopoguerra la sala, già precedentemente occupata dai tedeschi, fu requisita dai neo-alleati americani con il loro seguito di inglesi, polacchi, canadesi e solo quando tutti se ne furono andati si rifece il trucco: fu abbattuto il muro divisorio che la separava dall’Eden, un locale da ballo gestito sempre dalla famiglia Salberini, e la sala assunse l’aspetto che ha conservato in seguito, pronta ad accogliere le folle affamate di film .
L’immediato dopoguerra fu il periodo d’oro del cinema, i cesenati si recavano in massa nelle sale, all’Italia vennero proiettati Kolossal hollywoodiani del calibro di Guerra e Pace, Fronte del porto, Da qui all’eternità, la sala era piena anche i giorni feriali ed i giorni della prima, un buon film richiamava migliaia di persone.
Negli anni 60 i Salberini puntarono su un giovane regista, tale Bob Robertson (alias Sergio Leone); il suo filmetto misconosciuto s’intitolava Per un pugno di dollari e aveva come protagonista un certo Clint Eastwood. Il film venne proiettato in concorrenza con La conquista del West, il più grosso sforzo produttivo di Hollywood nel genere western: Per un pugno di dollari attirò un numero di spettatori quasi doppio. Il record di presenze all’Italia si ebbe proprio in quel periodo, con il film Continuavano a chiamarlo Trinità, che staccò oltre 22.000 biglietti in tre settimane.
Negli anni ’70, in concomitanza con l’esplosione delle televisioni private, lo spettacolo cinematografico iniziò una lenta ma inesorabile discesa, che si tradusse in una perdita di migliaia di spettatori: All’inizio degli anni ’80 molte sale, per sopravvivere, si convertirono alla «luce rossa», con buona pace dei benpensanti, e la vecchia sala nata nel 1914, sopravvissuta a due guerre mondiali, si aprì alle prodezze amatorie di John Holmes ma anche ad un nuovo fenomeno allora bistrattato e solo recentemente in parte rivalutato: la “commedia sexy all’italiana”.
Articolate spesso in più episodi, queste commedie erotiche proiettate frequentemente al Cinema Italia, riscossero un buon successo grazie ad attori di altissimo livello, come Renzo Montagnani, Lino Banfi, Lando Buzzanca, Mario Carotenuto e Alvaro Vitali; e attrici sensuali come Edwige Fenech, Barbara Bouchet, Gloria Guida e Laura Antonelli, che popolarono i sogni di una intera generazione.
Fra un porno e una commedia sexy, all’Italia restò ancora un po’ di spazio per riuscire a proiettare alcuni cult assoluti del cinema, come La storia infinita, L’albero degli zoccoli, 1997: fuga da New York, Rambo e Dirty dancing.
Nel 1989 alla venerabile età di 75 anni, il cinema Italia chiuse i battenti; Giovanni Salberini, l’ultimo della dinastia, dopo la morte degli zii (con il padre anziano e senza eredi a cui passare il testimone), decise di gettare la spugna.
Salberini, dopo la chiusura della sala, in un commovente articolo pubblicato in quel periodo ci regalò alcuni dei suoi indelebili ricordi, come il boato che nel 1959 salutò lo strip di Rita Renoir in Europa di notte; gli applausi a scena aperta nel 1971 per Sacco e Vanzetti; le vecchiette che nel 1978 venivano col parroco a vedere L’albero degli zoccoli, i bimbi di prima elementare che urlavano d’entusiasmo per le prodezze di Atreiu ne La storia infinita; ma anche uno strepitoso e lapidario commento di uno spettatore durante la visione di un film hard-core: “non avendo il protagonista, nell’impeto dell’amplesso amoroso, centrato il bersaglio, una voce si levò dalla platea, gridando «Sumàr”: dopotutto, siamo o non siamo romagnoli?
questo articolo mi ha fatto ricordare il cinema NOVO.
qualche tempo fa tornando a Cesena ho notato che il locale è stato ristrutturato sotto forma di condominio e che la platea è diventata la corte interna (almeno così mi è parso) e mi è sembrato molto originale.
Sarebbe interessante vedere alcune foto di come era il NOVO e di come è oggi.
Faremo certamente anche un articolo sulla storia del Cinema Novo. Abbiamo molte immagini della vecchia sala e dei lavori che l’hanno trasformato in un complesso residenziale