Nel gennaio del 1900 all’alba del nuovo secolo, a seguito del crollo del “Corridone”, la struttura che univa Piazza del Popolo alla Rocca, Nazzareno Trovanelli sulle colonne del giornale storico il “Cittadino” scriveva una breve ma intensa riflessione sull’accaduto. Dopo oltre un secolo benché sia maturata una diversa sensibilità sulla tutela del patrimonio storico artistico, tutto è ancora fermo a quel giorno.
“Lunedì scorso, 7 corr, verso le ore 15.45, dal muro che unisce Piazza Vittorio Emanuele con la Rocca sovrastante, formando così di quello e di questa come un sol corpo, incominciò a staccarsi qualche mattone, poi, a poco a poco, un tratto del muro stesso si piegò quasi dolcemente sopra di sé, e lento lento si rovesciò, sfasciandosi, nel sottostante terreno. Ora una grande apertura sta fra il torrione e la Rocca, e quello sembra come divelto dal seno di questa, che via gli sfugge su per la salita del monte.
Altre modificazioni, altre rovine sono certamente accadute alla nostra Rocca, e se ne possono avvertire ancora le tracce; ma quella di Lunedì è per noi e per tutti i Cesenati viventi la sola, sensibile di cui abbiamo potuto essere spettatori, e non possiamo impedire a noi stessi di provare come un senso di malinconia.
Sorrida chi vuole, ne sempre chi sorride è il più saggio; ma anche nelle cose è un’anima, v’è quella che i nostri vecchi, che noi stessi vi transfondemmo, che i ricordi vi conservano; e quando una parte delle cose antiche dei monumenti vetusti che caratterizzano una città, va travolta e dispersa, pare che una parte di noi vi perisca insieme.
Quanto è vero e profondo il detto di Virgilio: Lacrymae rerum”
Nazzareno Trovanelli