Buona domenica care amiche e cari amici! In prossimità della Festa di San Giovanni, Patrono di Cesena, mi sembra opportuno dedicare lo scritto di oggi al Museo della Cattedrale dedicata al Santo.
Nel giorno di San Giovanni il Museo sarà aperto nei seguenti orari: 9,30 – 11,30 /16,00-18,00.
Nei mesi di luglio e agosto solo il sabato: ore 16,00 – 18,00
Negli altri mesi: sabato 9,30-11,30 / 16,00-18,00 e domenica 9,30-11,30
L’entrata si affaccia sulla via che costeggia il Duomo (corso Garibaldi) e l’ingresso è gratuito…consiglio una visita.
Un Museo nel cuore della città, fatto di un unico ambiente ma ricco di oggetti preziosi dal punto di vista storico, artistico e religioso.
E’ allestito nella Cappella di San Tobia, costruita nel 1528 all’esterno della navata destra della Cattedrale, come elemento integrante dell’Ospedale di San Tobia, il più antico della città (operante già nel 1200).
La Cappella, un tempo aperta, nei secoli fu utilizzata per vari scopi fino a diventare, nel 2002, il Museo della Cattedrale.
Accoglie oggetti di culto, paramenti sacri e opere d’arte di cui in questo breve spazio daremo una succinta presentazione.
Molto belli, oltre che storicamente importanti, sono alcuni paramenti sacri (pianete, stole, una dalmatica, un piviale) appartenuti ai papi cesenati Pio VI Braschi e Pio VII Chiaramonti i cui ritratti possiamo vedere sulla parete destra, appena entrati.
Tra gli oggetti sacri si segnala un calice d’oro sbalzato le cui placchette riportano i simboli della Passione di Cristo: il gallo con due bastoni incrociati, i tre dadi e la veste, martello e tenaglie incrociate con tre lance. Nel sottopiede, al centro, è lo stemma di Pio VIII, al secolo Francesco Saverio Castiglioni, vescovo di Cesena dal 1816 al 1822, eletto papa nel 1829.
Vi è incisa anche un’iscrizione che ci informa che Pio VIII con mezzi propri donò questo calice in sostituzione di quello donato da Pio VI il 5 marzo 1782, durante il viaggio d’andata a Vienna, poi confiscato a seguito dell’invasione francese nel 1797.
Un altro dono di Pio VIII è un’elegante Acquamanile d’argento dorato, usata durante la festa della Madonna del Popolo, che riporta il suo stemma vescovile: un leone rampante che sostiene una torre.
Altri oggetti meritevoli di segnalazione sono cinque reliquari provenienti dalla Chiesa di S.Agostino, donati dal papa Pio VII (il suo stemma è al centro del piedistallo) che contengono reliquie di Santi indicati in cartigli: S.Benedetto, S.Angela Medici, S. Francesco Caracciolo, S.Celeste Baile.
Un Reliquario della metà del secolo XV custodisce una mano di S. Gregorio Magno rubata a Roma da un pellegrino che si ammalò gravemente a Cesena e, in punto di morte, confessò il furto e lascò la reliquia alla nostra città.
Il reliquario, opera di Gottardo Gottardi testimonia l’attività degli orafi cesenati che, nel corso del secolo XV, fu intensa e di altissima qualità.
In un altro reliquiario sarebbe contenuta una delle spine della corona di Cristo.
E’ esposta anche una pergamena, datata 2 giugno 1042, che contiene disposizioni date da Giovanni, vescovo di Cesena, al clero della Cattedrale con l’intento di sradicare comportamenti non corretti che erano diffusi fra i sacerdoti.
La più importante opera di pittura è la “Madonna della pera” (vedi articolo) di cui c’è anche una versione Braille per i non vedenti.
Accanto troviamo un’altra bella immagine di “Madonna col Bambino”, più conosciuta come “Madonna del parto” che presenta un particolare interessante: Gesù porta al collo una collana di corallo, simbolo del suo sacrifico ed anche di rigenerazione, tant’è che collane di corallo venivano donate ai bambini per buona fortuna.
Sulla stessa parete, in alto, vediamo l’aerodinamica “Annunciazione” di Girolamo Genga che faceva parte di una grande ancona con la “Disputa dell’Immacolata Concezione” che si trovava sull’altare maggiore della Chiesa di Sant’Agostino ed ora è a Brera
Indicativa dell’estro dell’Autore e piuttosto rara è l’immagine dell’Arcangelo Gabriele che normalmente viene raffigurato inginocchiato a terra e, invece, qui vola nell’aria stesse come nuotando.
Altro bel quadro è quello che rappresenta “San Giovanni Evangelista e la visione della lotta tra la Donna e il drago”, molto somigliante ad una tela di Cesare Calise, (pittore manierista originario di Ischia, la cui attività è documentata dal 1588 al 1641) che si trova nel Museo della Basilica di Loreto.
Il quadro rappresenta San Giovanni Evangelista che, esiliato nell’isola di Patmo, scrive il capitolo 12 dell’Apocalisse in cui è narrata la lotta tra la Donna (che simboleggia Maria) e il drago (Satana) che cerca di uccidere il Bambino (Gesù) che Lei sta per partorire.
In una teca è conservato un piccolo “San Giovanni Battista” su rame attribuito a Livio Agresti.
E, ancora, ci sarebbe da descrivere un “San Nicola da Tolentino” ed un “Padre Eterno” entrambi del forte pittore seicentesco Cristoforo Serra, un “San Giovanni Evangelista” di Felice Torelli, un “San Filippo Neri” di Benedetto Gennari, un “Battesimo di Cristo” del cesenate Fortunato Teodorani (sordo muto che trovò nella pittura una ragione di vita), un ritratto di Giovanni XXIII di Fernando Alvarez de Sotomayor, importante pittore spagnolo, autore di pregevoli ritratti, per molti anni direttore del Museo del Prado e altre opere ancora…
Insomma, un Museo piccolo ma interessante che merita di essere meglio conosciuto.