di Franco Spazzoli
Buon giorno care amiche e cari amici! Speravamo che questa situazione fosse più breve ma continuiamo a resistere! Oggi, dopo la misteriosa morte della contessa Cornelia e l’avventura magica di Giacomo Casanova, Vi propongo un altro aspetto della Cesena “nera” già esaminato dagli amici Mario Mercuriali e Maurizio Balestra nel libro “Viandanti notturni”, Cesena 2009:
Nel quartiere della Fiorita, non lontano dallo stadio di calcio, sorge uno degli edifici più singolari della nostra città, un imponente parallelepipedo in mattoni sbrecciati che si erge tra alti pini, su una piccola collina circondata da moderne villette. L’anomalo edificio risale alla metà del seicento e, nelle antiche carte, lo vediamo innalzarsi isolato su una collina fuori delle mura.
Nulla sappiamo dell’architetto che l’ha progettato. Possiamo ipotizzare che, nell’iniziale progetto, dovesse essere più ampio, come testimoniano gli attacchi a denti di sega che si trovano su un lato e che fanno pensare ad una struttura di maggiori dimensioni rimasta incompiuta, forse per mancanza dei fondi necessari o per chissà quale altro motivo.
Passò da un proprietario all’altro e appartenne ad un certo Giuseppe Serra, poi ai conti Masini ed ai marchesi Ghini fino a diventare proprietà comunale.
Purtroppo ora si trova in uno stato di estremo degrado: l’edificio è pericolante, circondato da una rete di protezione, gli ingressi sbarrati, le finestre sono grandi occhiaie scure, il tetto parzialmente crollato, le fessure dei muri ricovero di colombi. Colpisce il contrasto tra l’antico palazzo in tale stato di abbandono e il contesto di graziose villette in cui si trova, come se quell’edificio imponente e tetro fosse stato calato nella moderna periferia per un errore o uno strano sortilegio.
La voce popolare lo chiama Palazzaccio o Palazzo del Diavolo e la leggenda racconta che si tratterebbe della metà del palazzo che il Diavolo avrebbe donato ai suoi due figli. Si trattava, tuttavia, di fratelli particolarmente litigiosi e del tutto incapaci di convivere nello stesso palazzo. Per questo, stanco delle loro liti, il Diavolo avrebbe deciso di separarli e, spezzato in due l’edificio, ne avrebbe collocato una parte a Cesena e l’altra non si sa bene dove. Leggenda, ovviamente, originata dall’aspetto tetro del palazzo e dalla sua strana incompletezza.
In questa mappa di Domenico Viaggi del 1734, il Palazzaccio è curiosamente riprodotto integrato della parte mancante
Eppure pare che una famiglia, “sfollata” nel palazzo dopo l’ultima guerra, una sera abbia sentito rumori talmente inquietanti da decidere di lasciare in fretta l’edificio la mattina dopo. Inoltre, navigando nel web, ci si imbatte in curiose notizie ed in servizi dedicati ai misteri del “Palazzaccio”: qualche anno fa, durante un sopralluogo con idonei apparecchi, sarebbero stati rilevati anomali campi elettro magnetici e sarebbe stato registrato l’inspiegabile urlo di una bambina. Pare che qualcuno, avventuratosi dentro, sia stato colto da malore e un altro abbia avvertito un insolito tremore della struttura.
Suggestioni? E’ molto probabile.
Oppure potrebbe trattarsi dell’insolita modalità con cui il palazzo cerca di attirare l’attenzione pubblica e invoca aiuto per un tempestivo restauro che ne eviti il crollo.
In effetti sarebbe un peccato per la città perdere un edificio tanto antico e ricco di sulfuree suggestioni. In varie località italiane come Torino, Curtatone in provincia di Mantova, Milano, Firenze, Trento ci sono edifici che, per varie ragioni, hanno assunto la denominazione di “Palazzo del Diavolo”. Notevole per la struttura e le leggende macabre che lo avvolgono è il Palazzo del Diavolo nelle campagne di Sorgà, nella Bassa Veronese. Ma nessuno presenta la sobria, tetra imponenza monolitica del Palazzaccio di Cesena.
Non è solo un ” vecchio palazzo “, bensì un “testimone” storico del Risorgimento italiano; a Cesena ( come in tutte le città in Italia) vi sono bellissimi monumenti ( la maggior parte di interesse locale)… ma il Palazzaccio riveste l’importanza d’interesse NAZIONALE!… per ragioni di spazio non mi dilungo, ma sono ben lieto di rispondere a chiunque sia interessato.