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La Galleria dei dipinti antichi del Credit Agricole e della Fondazione ex Cassa di Risparmio di Cesena

Buona domenica care amiche e cari amici! Oggi visitiamo una parte importante del patrimonio artistico della nostra città:

Uno dei patrimoni d’Arte più cospicui della nostra città è senza dubbio la Galleria dei dipinti antichi della Banca Credit Agricole e Fondazione della ex Cassa di Risparmio, collocata nella sede centrale di Corso Garibaldi.

L’aspetto che merita di essere subito segnalato, oltre alla qualità delle opere acquisite, è il fatto che la collezione, pur essendo privata, è (caso raro) messa a disposizione degli interessati.

Come si legge nel sito della Galleria, “dal 1991 è aperto al pubblico un percorso museale al primo piano della sede centrale… che esibisce oltre ottanta opere, che dal Rinascimento romagnolo, rappresentato dalle tavole di Marco Palmezzano, giungono al barocchetto bolognese di Nicola Bertuzzi, passando attraverso l’età raffaellesca dei Bagnacavallo, di Girolamo Marchesi da Cotignola e Luca Longhi, il manierismo emiliano di Prospero Fontana, della figlia Lavinia e di Bastianino, il Seicento di Lionello Spada, Lanfranco, Guercino e Cagnacci fino all’età barocca di Canuti, Viani, Creti e Crespi. Altri dipinti documentano le relazioni della pittura emiliana con altre aree geografiche, quali la Toscana e il Veneto”.

I primi dipinti vennero acquistati alla fine degli anni ’50 ma la maggior parte è di più recente acquisizione. “Alcune linee guida l’hanno ispirata. In primo luogo il progetto di dare vita ad una collezione di pittura antica che illustri momenti significativi della tradizione artistica in Emilia e in Romagna, dal Quattrocento al Settecento; inoltre l’intenzione di recuperare opere importanti, che antiche e moderne vicende dispersive avevano allontanato dai luoghi di produzione; infine l’istituzione di un autentico museo pubblico, di libero accesso a tutte le persone interessate”. Scrive Angelo Mazza nell’Introduzione della Guida illustrata alla Galleria da lui stesso curata con il coordinamento di Patrizia Rossi (Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena, 2008): “Quel progetto era stato elaborato e sostenuto con convinzione e tenacia dal prof. Biagio Dradi Maraldi, allievo di Roberto Longhi e promotore a Cesena, nei decenni del dopoguerra fino ad anni recentissimi, di iniziative culturali di ampio respiro, soprattutto nel campo scolastico editoriale e museografico; ma la Galleria dei dipinti antichi non avrebbe trovato concreta realizzazione senza l’appoggio incondizionato, la sensibilità e la passione condivisa dal presidente Davide Trevisani”. Una citazione che mi consente di rivolgere un pensiero affettuoso alla memoria di Biagio Dradi Maraldi che ebbi come insegnante e poi preside al Liceo Classico e di sottolineare come quello della Galleria sia stato uno dei pochi interventi importanti e lungimiranti di valorizzazione dell’Arte figurativa nella storia della nostra città.

Ma veniamo alla Galleria di cui, per ragioni di spazio, potrò presentare solo una ristretta scelta di opere al fine di mostrarne il valore artistico.  

La prima è la bella “Madonna adorante il Bambino” di un artista non identificato, attivo in Romagna alla fine del secolo XV°, a cui è attribuito anche il “Ritratto del vescovo Filasio Roverella” in Pinacoteca e che è conosciuto come il “Maestro dei Baldraccani” dalla sua opera principale, una pala con lo stemma di quella famiglia forlivese.

Dopo aver ammirato alcune opere del forlivese Marco Palmezzano e, soprattutto una composta e nobile “Madonna in trono col Bambino benedicente con S.Giovanni Battista e S.Nicola da Tolentino”, passiamo ad un’altra notevole tavola di un estroso pittore di area ravennate, Francesco Zaganelli da Cotignola, firmata e datata 8 settembre 1512, che raffigura una “Madonna col Bambino, Angeli e i Santi Francesco e Girolamo” e si caratterizza per la qualità delle figure (graziose le immagini di Maria e di Gesù che tiene in una mano un uccellino e molto espressive quelle dei due Santi) e dell’ampio paesaggio.

Ad un altro pittore di Cotignola, Girolamo Marchesi, della generazione successiva a quella di Zaganelli, si deve una originale “Adorazione dei Magi”, tavola di non grande formato ma nondimeno colma all’inverosimile di figure umane e animali che si accalcano attorno alla Sacra Famiglia e alle rovine dell’edificio classico su cui sta sorgendo (simbolicamente) una chiesa. Nel cielo appare Dio tra un roteare di nubi e angioletti.  

Dopo aver ammirato due raffigurazioni cinquecentesche della “Morte di Cleopatra” del veronese Domenico Brusasorci e dell’olandese Denys Calvaert, soffermiamoci di fronte all’”Allegoria della Vanitas” del santarcangiolese Guido Cagnacci, uno dei maestri più intriganti del secolo XVII° ma direi di tutta l’Arte italiana per la capacità di rendere la sensualità del corpo femminile che pur qui vorrebbe (con la presenza del teschio, della candela consumata, del soffione e del fiore reciso simboli di caducità) essere un invito alla meditazione sulla brevità della vita e sulla vanità della bellezza. 

Di tutt’altra tempra drammatica è la “Flagellazione di Cristo” di Autore ignoto a cui è attribuito il nome di “Maestro della Flagellazione di Cesena” e che, evidenziando una forte ispirazione caravaggesca, rappresenta efficacemente uno dei momenti del martirio di Gesù il cui muscoloso corpo chiaro viene illuminato da una luce radente e si staglia contro il fondo scuro ed il rosso della veste del soldataccio che lo sta legando ad una colonna mentre l’altro si appresta a frustarlo. 

Drammatiche sono anche due opere dei maggiori pittori cesenati del ‘600: Cristoforo Serra, qui rappresentato da una tela con il “Suicidio di Lucrezia”, bella immagine della matrona romana che si diede la morte dopo essere stata violentata da Sesto Tarquinio, figlio dell’ultimo re di Roma

e Cristoforo Savolini, autore di una “Morte di Socrate” in cui vediamo uno straordinariamente potente corpo del maestro (la testa deriva presumibilmente da Guido Reni) che muore tra i suoi allievi e di un bel “San Giovanni Battista” in un contesto di monti selvaggi.

Segnalo una “Pioggia delle saturnici”, episodio biblico dipinto su ampia tela dal parmense Giovanni Lanfranco, con una magnifica figura di giovane donna in primo piano e un’altra bella immagine femminile realizzata dal bolognese Gian Gioseffo del Sole nella tela ovale con “Artemisia in procinto di ingerire le ceneri del marito Mausolo” e una tela notevole per dimensioni (cm. 196×305) e qualità della pittura del bolognese Domenico Viani con “Giove innamorato di Cerere” in cui ammiriamo il bellissimo corpo maschile di Giove e un contesto naturalistico già quasi preromantico.

Termino questa (necessariamente breve) carrellata con un’intrigante “Venditrice di pollame e selvaggina con una anziana compratrice” del bolognese Benedetto Gennari in cui vediamo una giovane donna che, dalla camicetta che scende a mostrare il seno fino al gesto allusivo, sembra voler vendere il suo corpo e non solo pollame o conigli mentre l’anziana che allunga una moneta è, forse, un’intermediaria per altri servizi. Da ammirare la sensuale figura della giovane e la straordinaria “natura morta” in primo piano.

Le opere della Galleria andranno a formare (speriamo in un tempo non troppo lungo), insieme a quelle delle Collezioni Comunali, la nuova Pinacoteca di Cesena che avrà sede nell’edificio ex O.I.R. di piazza della Libertà. Nel frattempo, una visita (su prenotazione) alla Galleria è di grande interesse per chi è appassionato d’Arte.

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