La porta delle Trove era così chiamata in quanto dall’interno della città vi convergevano tre vie o trove : le vie Chiaramonti, Sacchi e Uberti, rispettivamente la Trova di sopra, la Trova di mezzo , e la Trova di sotto. L’ antica Porta fu eretta in epoca Malatestiana.
La costruzione primitiva era infatti una torre a base quadrata con quasi 9 metri di lato, ed altrettanto in l’altezza dal livello del suolo. Sulla parte esterna due porte mettevano in comunicazione la città: il portone principale per i carri ed una secondaria più piccola per i pedoni.
Due fenditure verticali sulla prima porta e una terza sull’altra servivano al gioco dei bolzoni per il sollevamento dei due ponti levatoi. , tramite un sistema di contrappesi
Davanti alla torre passava infatti il fossato circolare a difesa delle mura della città, nel margine della scarpata era posto il battiponte. Nella prima metà del 900 in uno scavo del sottosuolo stradale, venne rinvenuto il tratto della mura destinata a ricevere l’estremità dei ponti levatoi quando erano calati.
La facciata anteriore terminava con un coronamento di merli, esili e fitti quelli intermedi, e larghi e doppi all’esterno. Una sola era la porta dalla parte interna, con una saracinesca manovrata dall’alto. Questa seconda porta fortificata consentiva ai difensori (una volta l’assediante avesse superato la prima) di bloccarne l’assalto ed è anche probabile che dall’alto, dalle caditoie, si lanciassero sassi olio bollente ed altro per colpire i nemici.
Nel corso dei secoli subì continui adattamenti e modifiche. Nella seconda metà dell’800 presentava sembianze del tutto simili all’attuale Porta Fiume. Come tutte le vecchie porte della città in quel periodo veniva descritta come angusta e scomoda a causa dell”elevato numero di carri che vi transitavano. La circolazione era condizionata dalla ristrettezza dell’accesso che obbligava spesso la marcia alternata.
Impegnato però il Comune in altre rilevanti spese (la demolizione del Borgo Chiesanuova e la costruzione della Barriera e di Corso Cavour ), decise di non costruire una nuovo accesso , ma di demolirla e di prevedere per il futuro un nuovo manufatto adeguato alla circolazione, che non si sarebbe mai più realizzato.
L’incarico di studiare il progetto per la demolizione della Porta fu affidato dalla Giunta a Davide Angeli nel 1866. , fu approvato dal consiglio comunale il 23 dicembre, e nel febbraio seguente il lavoro fu eseguito .
I rilievi di Davide Angeli effettuati per il progetto di demolizione ed una ricostruzione virtuale della Porta prima dell’abbattimento
Tanta sollecitudine si spiega col fatto che il ricavato dalla vendita dei materiali di recupero era superiore alle spese di demolizione, cosicché il Comune non sarebbe stato gravato da alcun onere. L’atterramento non fu immediatamente completato in quanto al muro laterale di levante si appoggiava una casa privata e dalla parte opposta la ricevitoria del dazio, pertanto si dovette lasciare eretto quanto occorreva per la sicurezza di quei fabbricati. Solo più tardi, nel 1909, il Comune alienò l’ex ufficio daziario per costruire una nuova casa mentre nel 1910 seguì la radicale sistemazione del fabbricato ad oriente. Con questi lavori scomparvero le ultime tracce dell’antico edificio.
L’esatta posizione di Porta Trova rilevata da Davide Angeli e la proiezione virtuale nella Cesena attuale.
Vennero conservate solamente due lapidette, poste in alto nei margini laterali della Porta con incisa la memoria del fondatore:
MAL NO PAN F HOC DEDIT OPVS ( Malatesta Novellus Pandulfi filius, hoc dedit opus. )
Tratto da:
AA.VV., Amilcare Zavatti ingegnere architetto (1869-1939), Cesena, Biblioteca Malatestiana, 2002
Molto interessante