Care amiche e cari amici, buona giornata! Grazie ancora per l’apprezzamento che mostrate per i miei post. Siamo arrivati al n. 30 e, per l’occasione, mi piace porre alla vostra attenzione un rilievo ed un’iscrizione che mi sono cari perché ci parlano di uno straordinario animale e del rapporto profondo con il suo padrone. La nostra città è ricca di immagini di animali. La stessa conformazione delle mura richiama il profilo di uno scorpione. Pensiamo poi all’Elefante Malatestiano, alla rara immagine dell’Araba Fenice in Duomo (post.n.3), al rilievo con San Giorgio che uccide il drago (post.n.12), ecc. Oggi vi presento: Una singolare immagine è collocata sul muro di un edificio circolare, la cosiddetta “Torretta”, che si affaccia su piazza Amendola e un tempo fu anche albergo e trattoria.
Si tratta di un originale rilievo che raffigura il profilo slanciato di una cavalla con un’iscrizione sottostante che ricorda “LA VELOCE CAVALLA INGLESE CHE SENZA STIMOLI FU SEMPRE VINCITRICE AL CORSO MORI’ PER TRISTE CASO IN FIRENZE IL 20 GIUGNO 1830 LASCIANDO DOLENTE IL SUO PADRONE LORENZO AMADORI”.
Doveva trattarsi di un esemplare davvero straordinario, capace di suscitare l’amore del suo proprietario e l’entusiasmo dei Cesenati la cui passione per le corse equestri ha origini antiche, risalenti almeno all’età malatestiana, allorché gare a cavallo si svolgevano nell’attuale Piazza del Popolo.
Per secoli le “Carriere di Cavalli Berberi”, furiose corse al galoppo, si svolsero anche per le strade della città, principalmente lungo una delle principali direttrici, tra l’attuale Porta Santi e il Duomo, la Contrada del Corso oggi costituita dai Corsi Comandini, Garibaldi e Mazzini.
E furono una delle principali attrazioni delle feste sia religiose che laiche o apprezzato ornamento di eventi eccezionali. La passione dei Cesenati per le gare era tale che venivano organizzate corse anche al di fuori delle giornate e dei percorsi consentiti. Gli incidenti non erano rari, come attestano gli ex voto conservati nella Basilica del Monte. Poteva capitare che i cavalli uscissero dal percorso stabilito e corressero all’impazzata per le vie della città, travolgendo cose e persone. Generalmente i cavalli erano costretti a correre per mezzo di “stimoli” costituiti da punte affilate. Non era questo il caso della cavalla raffigurata del bassorilievo e questo ci fa capire sia la sua eccezionale velocità e affidabilità, sia l’amore del padrone che non era disponibile, pur di vincere, a farla soffrire.
La “cavalla inglese” fu un’eccezionale protagonista delle corse al galoppo, una “star” dell’epoca. Il cronista cesenate Mauro Guidi più volte annota nel suo Giornale i successi di questa cavalla che corre “senza armatura né palle né spaventi” ma di cui purtroppo non indica il nome. In data 8 ottobre 1828 ne racconta il ritorno trionfale dopo ben cinque vittorie in gare svoltesi tra Firenze e Parma, allorché viene accolta a Porta Santi da una folla numerosa, con banda e tamburi e percorre le vie della città esibendo i trofei “con segni di giubilo”. L’anno dopo vince le gare più importanti a Cesena: il 16 agosto del 1829 la tradizionale corsa durante la grande festa della Madonna del Monte e, ancora, il 31 dello stesso mese, quella a chiusura della fiera d’agosto.
Poi la morte improvvisa, non sappiamo il perché, probabilmente in occasione di una corsa a Firenze e il commosso ricordo affidato a quel bassorilievo che testimonia il legame profondo tra Amadori e la sua cavalla.Di lì a poco le corse dei cavalli avrebbero subito importanti cambiamenti con il progressivo affermarsi delle corse con “fantini e biroccini”.
Nell’estate del 1856 viene organizzata la prima corsa con questa nuova modalità mentre l’ultima corsa con cavalli berberi avviene a Cesena nel 1876. Da allora le corse al trotto sostituiscono quelle al galoppo, prima in una pista all’interno del Giardino Pubblico poi trovando il loro scenario perfetto nel nuovo “Ippodromo del Savio”, inaugurato con grande festa di popolo il 9 aprile 1922.
Altra importante testimonianza della secolare passione dei Cesenati per i cavalli è la spettacolare Giostra d’Incontro (torneo medievale in cui due cavalieri si scontrano “lancia in resta”), realizzata ininterrottamente a Cesena dal 9 dicembre 1465 fino al 1838, “ultima città d’Italia e del mondo”, come ci informa Daniele Molinari al cui impegno di studioso e di organizzatore (insieme a quello di Italia Nostra e del Comune) si deve il successo della recente rinascita di questa gloriosa tradizione.