Buona domenica, care amiche e cari amici! Il 24 maggio 1915 (giusto 105 anni fa!) l’Italia entrava in guerra contro l’Austria-Ungheria e la Germania, fino all’anno prima sue alleate (non una dimostrazione di grande affidabilità). Ho ritenuto, quindi, di raccontare il 1914 (l’anno in cui la Grande Guerra ebbe inizio e un anno importante per Cesena) sfogliando le pagine del suo miglior giornale: “Il Cittadino”, insieme ad immagini della nostra città tra ‘800 e ‘900:
Ogni anno è importante nella vita di una comunità (pensiamo a quello che stiamo vivendo!) ma il 1914 fu per Cesena, l’Italia e, possiamo dire, il mondo, un anno cruciale, il vero spartiacque tra ‘800 e ‘900.
Fu, infatti, l’anno dello scoppio di quella guerra che presto diventerà “mondiale” e non mancherà di modificare profondamente l’umanità anche nel successivo periodo di pace.
E’ impossibile esporre qui gli eventi di quell’anno così importante.
Ci concentreremo su alcuni aspetti della vita di Cesena, visti attraverso le pagine del suo giornale più importante, “Il Cittadino”, innovativo fin dal titolo perchè non si rivolgeva a sudditi o alle masse ma al singolo detentore di diritti e doveri, consapevole protagonista della vita della comunità.
Era stato fondato, nel 1889 e diretto fino al 1910 da Nazzareno Trovanelli di cui abbiamo ilustrato l’importanza nel post n.39.
Il “Periodico Settimanale Liberale” si occupava della politica nazionale, su posizioni di legalità, ordine e moralità, riportava e commentava gli avvenimenti della città e, con manifesto intento pedagogico, dava molto spazio e attenzione alla cultura, alla storia, all’arte di Cesena.
Il numero del 22 marzo, ad esempio, annuncia in prima pagina che “questa sera, alle ore 20,30, il prof.Renato Serra commemorerà nel Teatro Comunale Giosuè Carducci. Noi siamo lieti di offrire ai lettori del “Cittadino” la prima parte della eloquente orazione del giovane e chiarissimo nostro concittadino”.
Ebbene, sfogliando le pagine del “Cittadino” (è possibile farlo anche su internet, grazie al lodevole impegno di Pier Paolo Magalotti e della “Società di Ricerca e Studio della Romagna mineraria”) ci accorgiamo che la vita della nostra città è ricca di eventi contrastanti: lotte sociali e violenze private, venti di guerra e spensieratezza, un caleidoscopo dalle molte sfaccettature.
Il panorama politico italiano è descritto a fosche tinte polemiche.
Il numero del 4 gennaio, primo numero dell’anno, si apre con un articolo di fondo fortemente critico nei confronti della politica giolittiana “corruttrice di idee e di coscienze” per cui si esprime “disgusto”.
Nel numero del 18 gennaio viene riportata una circolare del Ministro per l’Istruzione Credaro che sarà piaciuta agli studenti di allora (e, forse, piacerebbe anche a quelli di oggi) in quanto assegnava limiti precisi ai compiti domestici, indicando un’ora per le prime due classi della scuola media ed un massimo di due ore per le classi seguenti.
Ma concentriamoci sui fatti cesenati, lasciando la politica nazionale sullo sfondo.
Il 1914 fu un anno di forti tensioni sociali, l’anno della cosiddetta “Settimana Rossa”, definita dal giornale “eclissi totale della legalità”.
Il numero del 21 giugno ricostruisce “le tre giornate di sciopero” (da martedì 8 a giovedì 10 giugno): a Cesena non ci furono morti ma alcuni feriti e numerose turbolenze: tagliati i fili del telegrafo, guasti alla stazione ferroviaria, imposta la chiusura delle scuole e dei negozi con qualche violenza nei confronti di chi resisteva, saccheggi alla caserma dei Carabinieri di Macerone con furto di armi e mezzi esplosivi, per fortuna non usati.
“Il Cittadino” critica il comportamento “umiliante del viceprefetto che … ha fatto gettito volontario del suo potere, delegando ai rivoltosi l’esercizio della sovranità”.
Nel numero del 16 luglio il settimanale torna ad accusare i capi dell’insurrezione di aver danneggiato l’economia nazionale “che ha bisogno di pace e tranquillità”.
Oltre alle tensioni sociali ancora continuano le violenze private, quella Cesena “del coltello e del revolver” che abbiamo già visto nei post dedicati ai delitti Neri e Battistini avvenuti alla fine del secolo precedente.
Il numero del 17 maggio riporta un grave fatto di sangue:”in piazza V. Emanuele (attuale Piazza del Popolo), Egidio Merloni, vetturale di piazza, pregiudicato a cui nel giorno precedente era stata contestata una contravvenzione, esplodeva tre colpi di rivoltella contro Giuseppe Fiorini, ispettore dei vigili urbani, ferendolo in varie parti e tentando poi di colpirlo con acuminato coltello… Una nota triste è questa: che dei molti i quali assistettero alla non breve lotta, non uno intervenisse a soccorso dell’aggredito”
E nel numero del 4 ottobre si dà notizia di un duello al coltello, avvenuto la notte del 29 settembre in via Fornaci, in cui ha perso la vita “certo Novelli Carlo” colpito al cuore da Attilio Cecchini ricoverato in ospedale in stato di arresto.
La politica locale è dominata dal partito repubblicano e dalla sua più importante figura, l’on. Ubaldo Comandini che il giornale definisce, in tono polemico, “il padrone di Cesena”.
Il 5 luglio si svolgono le elezioni amministrative che vedono una netta vittoria per i repubblicani che ottengono 2.900 voti e 25 consiglieri su 40. Viene eletto sindaco l’ing. Vincenzo Angeli. Il “Cittadino” rileva, tuttavia, che ha votato solo il 28% degli iscritti (naturalmente solo uomini, le donne voteranno per la prima volta nel 1946).
L’8 novembre Cesena è colpita da un grave lutto: muore l’eminente uomo politico Gaspare Finali (di cui parleremo nel prossimo post) ed alla sua commemorazione è dedicato l’intero numero del 14 novembre.
Nella prima parte dell’anno spesso compare il tema della conquista della Libia che “Il Cittadino” valuta positivamente mentre già nel numero del 2 agosto irrompe il tema della guerra appena proclamata (28 luglio) dall’Austria nei confronti della Serbia, a seguito dell’attentato di Sarajevo in cui erano stati uccisi l’erede al trono di Austria-Ungheria, l’arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia.
In pochi giorni il conflitto coinvolge le maggiori potenze europee (attacco della Germania alla Francia…) e la guerra diventerà la terribile “Grande Guerra” (9 milioni di morti…l'”inutile strage” la definì papa Benedetto XV in un’accorata lettera del 1° agosto 1917 “ai capi dei popoli belligeranti” in cui invocava la pace ma che rimase inascoltata).
L’Italia è alleata dell’Austria ma non è vincolata a intervenire e, per ora, resta fuori dal conflitto. Anche “Il Cittadino”, in un primo tempo, è favorevole alla neutralità italiana e si chiede: “Perchè prendere parte ad una guerra che non implica interessi nostri ?”
Tuttavia presto il vento cambia e l’articolo di prima pagina del 4 ottobre ha come titolo significativo: “Dobbiamo saper scegliere la nostra ora”. E l’ora è quella in cui “gli interessi d’Italia dovranno essere tutelati, occorrendo colle armi”. L’articolo si chiude con un fosco auspicio: “Nubi minacciose si addensano all’orizzonte. Che la folgore scoppi se ciò è fatale…”se, cioè, servirà a restituire all’Italia i confini naturali.
Insieme a questi eventi drammatici, alle tensioni sociali, alle violenze private, ai venti di guerra, continuano a svolgersi nella nostra città eventi festosi: spettacoli teatrali, tombole, musica e operette, il passaggio del IV giro d’Italia il 5 giugno, fiere e mercati.
Uno dei principali luoghi della cultura e del divertimento è quel “Teatro Giardino” (ora “Verdi”) a cui abbiamo dedicato il post n.34.
L’attività è intensa: dall’operetta (in gennaio la Compagnia Palombi ha un grande successo con il “Birichino di Parigi”) al teatro dialettale, dal cinema (da “I promessi sposi” al “meraviglioso film in sei lunghi atti “Quo vadis?” di Enrico Sienkievisz) alle feste danzanti e ai veglioni (tra cui, il 23 febbraio, il “Veglione tricolore” promosso dal Circolo Democratico Costituzionale), dall’opera lirica al pugilato (il 14 settembre “grande sfida internazionale di boxe fra il campione nord americano negro James Rivers ed il campione italiano Renato Gardini di Bologna”).
Non è da meno l’attività del Teatro Comunale: anche qui operette (da “Sogno di Valtzer a “Vedova allegra”), opere liriche (Verdi, Bellini ecc.), concerti, conferenze…
Un’analisi a parte, per comprendere i mutamenti dei bisogni e dei prodotti, meriterebbero le inserzioni pubblicitarie riportate nell’ultima pagina del giornale.
Una delle più frequenti pubblicizzava il “meraviglioso” Cerotto Bertelli, rimedio contro “dolori di reni e di petto, lombari, sciatica, affanno, asma, reumatismi in genere”.
Lo “sviluppo e conservazione dei capelli” avrebbero ricevuto un notevole aiuto dalla “Chinina Migone” mentre l’acqua “Anticanizie-Migone” avrebbe avuto il potere di ridonare a capelli e barba il colore primitivo.
Troviamo pubblicizzata anche l'”Acqua Iodio Arsenicale di Rio Salso”, “sovrana fra le ricostituenti (depurativa del sangue)…” e ancora la “Gioconda Acqua Minerale Purgativa Italiana” (prodotta da Felice Bisleri) che “Libera il corpo” e “Allieta lo spirito” impreziosita dalla famosa immagine leonardesca.
Singolare la pubblicità dell’aratro “Melotte” che minacciava: “I denigratori saranno irremissibilmente processati”.
L’anno 1914 si chiudeva, nella nostra città, in un’atmosfera dai toni contrastanti.
Le “Note di cronaca” dell’ultimo numero (27 dicembre) raccontano di come “le Feste di Natale siano trascorse malinconiche e uggiose per il maltempo, per la tristezza che è diffusa nell’aria, forse anche per i ricordi che suscitano le notizie angosciose della guerra, le quali ci vietano di assaporare la dolcezza delle domestiche gioie quando tanta parte dell’umanità è percossa da inenerrabili dolori”. E, tuttavia, poco dopo, leggiamo due notizie dal tenore opposto.
La prima riguarda l’inaugurazione di un cinematografo che per 75 anni sarà frequentato dai Cesenati: “Ieri fu inaugurato il nuovo Kursaal che i signori Salberini e Corelli hanno espressamente costruito nella Corte Dandini. E’ un locale di primo ordine e merita tutto l’appoggio ed il concorso del pubblico. Difatti ieri ad ogni rappresentazione cinematografica il grande salone era sempre completo. Questa sera la (sic) grande film: “Il supplizio dei leoni”, domani sera: “La memoria dell’altro”. Interprete principale: Lyda Borelli.”
Il Kursaal diventerà, durante il periodo fascista, il “Cinema Italia” fino alla chiusura nel 1989 (vedi “Il Cinema Italia” nel blog “Cesena di una volta”).
L’altra “nota” ci informa che, nelle medesime sere di quel fine anno 1914, notevole folla di spettatori aveva assistito alle rappresentazioni del “grandioso Ballo Excelsior” al Teatro Comunale.
L'”Excelsior”, rappresentato per la prima volta alla Scala di Milano nel 1881, fu uno dei principali eventi artistici dell’epoca, estremamente significativo dello spirito del tempo perchè, con grande dispiego di coreografie, effetti speciali e numerosi ballerini, esaltava il progresso e le conquiste della scienza e della tecnica, la vittoria della Luce della Ragione sulle Tenebre dell’Ignoranza.
Un messaggio nato sull’onda dell’ottimismo positivistico ottocentesco ma oramai anacronistico in un’Europa in cui il sonno della ragione aveva generato il mostro della guerra e in cui le conquiste della scienza e della tecnica (aerei, navi, cannoni, telegrafo senza fili…) venivano impiegate per distruggere e uccidere.
Il primo numero del 1915 annuncia il prestito nazionale di un miliardo lanciato dal governo per “garantire la sopravvivenza della civiltà italiana, la libertà, la missione storica”.
Il 14 gennaio 1915, nel Teatro “Bonci” (una lapide sulla facciata ancora ricorda l’evento), Cesare Battisti tiene una conferenza interventista per la sezione cesenate della “Dante Alighieri” di cui Renato Serra, che gli è accanto, è vicepresidente.
La conferenza viene interrotta dagli schiamazzi di socialisti e anarchici contrari al conflitto.
Tre giorni dopo sul settimanale “Il cittadino” compare un articolo attribuibile a Serra in cui viene espressa una netta posizione a favore dell’intervento.
L’esaltazione bellica sta montando, presto anche i nostri concittadini saranno chiamati a partecipare all’immensa carneficina in cui moriranno, tra gli altri, due dei maggiori artisti della nostra città: il critico e scrittore Renato Serra e il pittore e incisore Gino Barbieri… altre storie che presto racconteremo.