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Buona domenica amiche e amici! L’ora legale segna l’inizio della bella stagione, delle gite, delle passeggiate al mare o in collina. Invece dobbiamo resistere in casa! Poi riprenderemo le belle abitudini! Oggi, per festeggiare la domenica, Vi propongo la personalità di maggiore ingegno che abbia soggiornato nella nostra città:

Per Leonardo da Vinci, che veniva da Rimini, la prima immagine di Cesena dovette essere quella della grande Abbazia della Madonna del Monte, alta sulla collina, come a proteggere la città. 

Era probabilmente la sera del 9 agosto 1502 poichè, il giorno prima, sul piccolo taccuino che portava sempre con sé (ora conservato a Parigi, all’Istituto di Francia e classificato con la lettera L nel corpo delle sue opere), aveva scritto un appunto sull’armonia dell’acqua della fontana di Rimini e il giorno dopo, festa di San Lorenzo, annotava di essere a Cesena (Alla fiera di Santo Lorenzo a Cesena 1502).

Era, quindi, già in piena operatività nella nostra città, come sempre curioso di conoscere e preciso nel disegnare le cose interessanti che vedeva.

All’Abbazia del Monte si recò qualche giorno dopo, il 15 di agosto (El dì di Santa Maria mezz’agosto a Cesena, 1502) e vi disegnò l’ingegnoso meccanismo di una carrucola da pozzo.

Quando venne a Cesena, Leonardo aveva 50 anni, essendo nato il 15 aprile 1452 da una relazione illegittima tra Pietro da Vinci, ricco notaio e Caterina, donna di modesta estrazione sociale, forse di origini saracene.

A Cesena rimase poco meno di un mese, il 6 settembre era già a Cesenatico, a studiare come evitare l’insabbiamento del porto canale e, poi, a Faenza e Imola.

Era venuto nella nostra città su incarico di Cesare Borgia che l’aveva nominato “architetto e ingegnere generale” e fornito di un lasciapassare in cui disponeva: Ad Tutti nostri Locotenenti, Castellani, Capitanij, Conducteri, Offi ciali, Soldati et Subditi. A li quali de questa perverrà notitia, Commettemo et Commandamo che al nostro Prestantissimo et Dilectissimo Familiare Architecto et Ingegnero Generale Leonardo Vinci d’essa ostensore, el quale de nostra Commissione ha da considerare li Lochi et Forteze e li Stati nostri, ad ciò che secundo la loro exigentia ed suo iudico possiamo provederli. Debiano dare per tutto passo libero…et lassarli vedere, mesurare, et bene extimare quanto vorrà.

 

Et a questo effecto Commandare homini ad sua requisizione, et prestarli qualunque adiuto… e con el parere suo conformarse. Né de questa presuma alcuno fare lo contrario per quanto li sia charo non incorrere in la nostra Indignatione…

E incorrere nell'”Indignazione” del Borgia non era molto salutare…

Cesare aveva deciso di fare di Cesena la capitale del suo principato e aveva grandi progetti per ampliarla, abbellirla e collegarla al mare con un canale.

Scrive Giuliano Fantaguzzi nella sua cronaca cesenate (Caos):“El duca a Imolla stava in festa e gratava el celo con le unghe, insatiabille de regno, e danzava in maschara e schoperto, fortunato, contento e di gran bona voglia; e volea fare a Cesena: palazo, canale, rota (Giustizia), studio (Università)… piaza in forteza, agrandare Cesena, fontana in piaza, duchessa, corte a Cesena, fare el porto Cesenatico

Occorreva, prima di tutto, rendere la città inespugnabile.

Tra ‘400 e ‘500 la tecnica militare cambia profondamente, chi decide la vittoria non è più il valore dei soldati che si combattono a piedi o a cavallo ma, soprattutto, la potenza delle artiglierie, per fronteggiare le quali non servono le vecchie mura medievali, alte e strette, che sono anzi pericolose perchè possono crollare sui difensori.

La guerra diventa sempre più impersonale e tecnologica.

Serve un’altra tipologia di fortificazioni per meglio sostenere l’urto delle palle di cannone e con adeguate postazioni per le artiglierie di difesa.

In questo contesto si colloca la missione di Leonardo a Cesena.

La più significativa traccia del suo lavoro è lo straordinario rilievo delle mura, riportato ai fogli 9 e 10 del taccuino.

Percorse passo dopo passo l’intero perimetro, compiendo complesse misurazioni di cui colpisce l’estrema precisione.

Ma l’insaziabile curiosità di Leonardo lo portò a fissare sui fogli del taccuino i più svariati soggetti visti nel periodo cesenate: particolari della Rocca (ad es. i rastelli, sistema di difesa di cui ancora rimangono tracce nel Parco della Rimembranza), le anse di un fiume (forse il Savio a Martorano che tendeva a esondare provocando danni ingenti), il telaio di una finestra, l’efficace metodo per appendere l’uva (il disegno è visibile sulle indicazioni delle “strade dei vini e sapori”) o la forma di un carro.

Stranamente il periodo passato da Leonardo in Romagna al servizio di Cesare Borgia viene taciuto da tutti gli antichi biografi, anche dal Fantaguzzi nelle sue cronache cesenati. 

Fortunatamente il lasciapassare rilasciato a Leonardo e le annotazioni sul taccuino ci permettono di ricostruire, almeno in parte, il suo viaggio.

Negli ultimi tempi l’attività di Leonardo a Cesena e in Romagna è stata oggetto di studi e pubblicazioni ma (ancora!?) non esiste in città uno spazio espositivo che conservi una permanente documentazione di quella straordinaria presenza nel nostro territorio e nella nostra città.

Quale migliore collocazione se non nella nostra Rocca?

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