Buona giornata di martedì 8 dicembre 2020, care amiche e amici di questa Rubrica! In questo giorno dedicato alla Immacolata Concezione (dogma cattolico, proclamato da papa Pio IX, che sancisce come la Vergine Maria sia stata immune dal peccato fin dal suo concepimento, così come sarà immacolato il concepimento di Gesù), Vi propongo due opere d’arte dedicate a questo tema e realizzate per la Chiesa di Sant’Agostino di Cesena.
La prima opera legata al tema dell’ “Immacolata Concezione di Maria” (prima in ordine cronologico ed anche per importanza artistica) è la grande tavola (m.4,38×2,90) che rappresenta la “Disputa sull’Immacolata Concezione”, parte di un articolato polittico destinato all’altare maggiore della Chiesa.
Venne dipinta da Girola Genga, poliedrica figura di artista e architetto, pittore estroso e originale, nato a Urbino nel 1476 dove morì nel 1551. Uno dei suoi principali lavori fu la ristrutturazione e la decorazione ad affresco di otto stanze della Villa Imperiale di Pesaro. Il 12 settembre del 1513, Genga ebbe l’incarico, dai padri agostiniani di Cesena, di realizzare un grande polittico costituito da una tavola centrale con la “Disputa sulla Immacolata Concezione”, una cimasa con l’ “Annunciazione”, una predella con “Storie di S.Agostino” e due Beati agostiniani nei pilastri laterali. Il polittico venne collocato sull’altare maggiore nel 1520 e certo costituì la maggiore opera del secolo XVI° a Cesena e una delle maggiori opere di pittura realizzate nella storia della nostra città. Pensate che il complesso misurava più di otto metri di altezza. Purtroppo, durante le spoliazioni napoleoniche, andò smembrato e in gran parte portato via da Cesena: oggi la tavola centrale si trova a Milano, nella Pinacoteca di Brera, la tavoletta con “S. Agostino che battezza i catecumeni” è all’Accademia Carrara di Bergamo
quella con “S. Agostino che distribuisce l’abito dell’Ordine” al Columbia South Carolina Museum of Art, quella con la Vocazione di S. Agostino in una collezione privata milanese mentre i due Santi laterali non si sa dove siano.
A Cesena rimane (nel Museo del Duomo) la straordinaria “Annunciazione” (trasformata da rettangolare in ovale) dove vediamo l’Arcangelo Gabriele scendere in volo, come nuotando nell’aria, per portare l’annuncio divino ad una Maria che si ritrae impaurita da quell’insolita e inaspettata apparizione. Sono pochissime le “Annunciazioni” in cui l’Arcangelo non è a terra e (per quanto mi risulta) nessuna prima di questa di Genga, per cui si tratta di una impostazione davvero originale, come era la personalità artistica di Genga.
Nella grande tavola con la “Disputa sull’Immacolata Concezione” troviamo al centro Maria col Bambin Gesù e San Giovannino, insieme a varie Sante e Santi mentre due coppie di Dottori della Chiesa (a sinistra Gregorio Magno e Ambrogio, a destra Agostino e Girolamo) si confrontano presumibilmente sul tema dell’Immacolata Concezione.
Gregorio Magno e Ambrogio
In primo piano, vediamo tre graziosi bambini seminudi.
In alto appare Dio, circondato da Angioletti svolazzanti che gettano fiori. Pare che il volto di Dio sia stato modellato su quello di Francesco Arcano, altro straordinario personaggio cesenate, esperto di polvere da sparo e cannoni, al servizio prima di Cesare Borgia, poi del re d’Inghilterra.
Una costruzione complessa in cui l’estrosa fantasia di Genga (che guarda ora a Raffaello, ora a Michelangelo, ora ai primi manieristi come il Pontormo) si manifesta nella stranezza di alcuni volti quasi caricaturali e nel movimento che agita Angeli e Santi.
La seconda opera, che fortunatamente rimane ancora nella Chiesa di Sant’Agostino, nella prima cappella a sinistra di quello che in origine era l’ingresso principale (sulla facciata non sul lato della piazza), è l’ampia tela che rappresenta l’“Immacolata Concezione con i Santi Giacomo Maggiore ed Erasmo Vescovo”. E’ opera di Cristoforo Serra (Cesena 1600-1689), altra figura artistica di rilievo e personalità umana singolare. Non fu pittore di professione. Di famiglia ricca e capitano delle milizie pontificie, dipinse per diletto eppure fu il massimo esponente della pittura cesenate del Seicento, maestro di altri artisti tra i quali Cristoforo Savolini che, purtroppo, morì piuttosto giovane ma ci ha lasciato alcune notevoli opere.
Importantissimo per la sua formazione artistica fu un viaggio a Roma nel 1623, quando soggiornò presso il Guercino e ammirò le opere di Caravaggio.
Dovette essere una personalità forte, determinata, come appare anche da alcune vicende famigliari come lo sparo contro un parente per una lite relativa all’eredità della suocera o come i contrasti con uno dei figli.
E la sua personalità è evidente nelle opere caratterizzate da colori accesi, con un uso ampio del rosso che fece scrivere a Francesco Algarotti, a proposito del ciclo di otto tele dipinte per la Chiesa dei Santi Anna e Gioacchino, in piazza del Popolo: “Chi vuol vedere un gran ragù di colore con poco disegno vegga la chiesa di S.Anna dipinta tutta dal Serra”.
Di quel ciclo nulla resta nella Chiesa mentre in Pinacoteca è visibile la tela con “I Santi Filippo Apostolo e Francesca Romana” e un’altra con lo “Sposalizio di Anna e Gioacchino” è conservata nella Pinacoteca di Forlì.
Della tela di Sant’Agostino possiamo apprezzare la composizione, con la collocazione delle figure che amplia lo spazio, convergendo nella figura della Vergine.
Maria di solito viene raffigurata con una veste rossa (che allude al sangue del martirio di Gesù) ed un mantello azzurro (simbolo di celestialità) mentre qui indossa un mantello bianco, a simboleggiare la sua purezza.
San Giacomo Maggiore fu uno dei dodici Apostoli e Sant’Erasmo fu vescovo di Antiochia e morì martire, nel 303, nel corso delle persecuzioni di Diocleziano.
Sono entrambi rappresentati come figure solenni, con ampie vesti e lunghe barbe, secondo lo stile di Serra.
Notevole anche la bellezza dei colori: i contrasti tra bianco e rosso nella veste di Maria, tra verde e rosso in quella di S. Erasmo e, sullo sfondo, l’azzurro chiaro del cielo.
La Chiesa di Sant’Agostino, sorta in origine intorno alla metà del secolo XIII°, ristrutturata in Età Malatestiana e completamente rifatta nel corso del secolo XVIII° (la consacrazione avvenne nel 1777), su probabile progetto di Luigi Vanvitelli (architetto della Reggia di Caserta), conserva altre opere di rilievo tra cui:
– Un suggestivo Crocifisso (con rara croce a ipsilon) tra Maria e San Giovanni, sopra l’altare maggiore, di ignoto scultore, collocabile nella prima metà del 1300,
– Due tele (una con vari Santi e Sante, l’altra con i Santi Cristoforo, Rocco e Sebastiano) e vari affreschi di Giuseppe Milani, il maggiore pittore cesenate (d’adozione) del secolo XVIII°, tra cui un’immagine di Sant’Agostino,
– “La strage degli Innocenti”, forse il più bel quadro di Giovan Battista Razzani (1650 ca.),
– “Una visitazione di Maria a Elisabetta” attribuita a Bartolomeo Coda (primi anni del secolo XVI°) in sacrestia.
Insomma, una Chiesa che (nelle poche giornate in cui ora è aperta, in quanto non vi vengono più celebrate funzioni religiose) merita di essere visitata dalle persone che amano l’Arte.nza sulle donne.