Buona domenica 29 novembre, care amiche e amici di questa Rubrica su Cesena! Scrivo dalla “quarantena”. Il Covid è un virus subdolo, capace di contagiare anche persone prudenti. Vi invito alla massima attenzione! Oggi parliamo di un Cesenate molto particolare:
Uno dei personaggi più singolari nella storia recente della nostra città è quel Monty Banks, alias Montague Banks, alias William Montague, in realtà Mario Bianchi, nato a Cesena il 18 luglio 1897 in una casa colonica nella zona dell’attuale via Ancona, all’Oltre Savio.
La famiglia era di modeste condizioni.
Fin da piccolo possedeva una frenetica energia che lo faceva comparire e scomparire tanto velocemente da essere soprannominato “noncifossi”, come testimonia il nipote Mario Mercuriali (figlio di una cugina), autore di un opuscolo (ancora inedito) dal titolo significativo “Memorie di Belvedere” perché ripercorre, in modo affettuoso, i ricordi della sua infanzia legati alla stupenda Villa che, come vedremo, Monty Banks si fece costruire a Cesena.
Il babbo Leopoldo (detto Puldin 1870-1939) la mamma Gioconda Pieri (1872-1926), il fratello Urbano (detto Bin 1899-1918) ) e la sorella Maria (1894-1968)
Il casolare dove nacque Mario Bianchi. Si trovava in Via Ancona 467. In epoca precedente era indicato come via S. Rocco 46
Ma torniamo all’adolescenza di Mario Bianchi che, per aiutare la famiglia, iniziò molto giovane a fare qualche lavoretto a Cesena, tra cui un’esperienza presso il ristorante Casali, famoso per la qualità della ristorazione rivolta ai passeggeri della ferrovia e per la geniale invenzione del cestino da viaggio (nella foto alla stazione Mario è il ragazzino nel cerchio).
Il suo spirito di avventura, tuttavia, era più forte del legame con la sua città che pur mantenne tutta la vita e, a soli 15 anni, lasciò Cesena iniziando a girovagare per l’Europa, fino all’Inghilterra. Era, forse, spinto a viaggiare da esigenze economiche, viste le condizioni non prospere della famiglia che, trasferitasi in città da via Ancona, aveva iniziato a esercitare piccoli commerci e, quindi, non era propriamente povera.
Più probabilmente lo spingeva lontano un’irrequietezza esistenziale, il gusto dell’avventura, la curiosità di fare esperienze nuove e di uscire dalla routine della provincia. O, forse, una ancora confusa consapevolezza delle sue qualità e di poter aspirare a qualcosa di importante. A 17 anni neppure l’Europa gli basta e si trasferisce negli Stati Uniti, allora meta di tanti emigranti.
Nel porto di New York tenta vari mestieri, tra cui quello di ballerino estemporaneo.
Viene notato da un impresario e inizia una folgorante carriera artistica prima come ballerino poi come attore comico nel cinema a quel tempo ancora privo del sonoro. A 23 anni è già attore protagonista nel film “His Naughty Night” e, da allora, rivestirà il ruolo principale in una lunga serie di film. In varie pellicole interpreta un elegante borghese alle prese con vicissitudini sentimentali.
In altre crea un personaggio più vicino alla sua esperienza: un giovane di modesta estrazione sociale che, grazie alle sue doti di intraprendenza, coraggio e simpatia, sale la scala sociale e conquista il cuore della donna amata.
Avviene così nel film “Paging Love” del 1923 in cui sposa la figlia di un ricco editore dimostrando di essere il più bravo nella vendita dei libri “porta a porta” oppure in “Racing Luck” (1924) dove interpreta un emigrante italiano che, per conquistare la figlia di un ricco restauratore, sconfigge un gangster mafioso in una straordinaria gara automobilistica. In modo originale, Bianchi interpreta il tema della conquista del successo con le proprie capacità, uno dei miti caratteristici dello spirito americano, al tempo stesso valorizzando le sue origini latine.
Questo Cesenate dall’aria simpatica e dai baffetti sbarazzini doveva possedere una vitalità eccezionale e un’intelligenza fuori del comune. Nel film “Wedding bells” (1921), ad esempio, è costretto, per una serie di equivoci che pregiudicano il matrimonio con la graziosa fidanzata, a liberarsi di un cane (addestrato in modo straordinario). Si rivela un’impresa sempre più difficile perché il cane lo prende in simpatia e non ne vuol sapere di separarsi da lui per cui nasce tra i due una gara, fatta di trucchi, sotterfugi, inseguimenti e fughe, che desta le risate e la simpatia dello spettatore.
Finisce tragicamente un primo matrimonio con una donna molto bella ma anche molto infelice, Gladys Frazen, che si suiciderà “gettandosi dall’alto di un albergo, pare in preda all’alcool, ma certamente, pare ovvio, in preda ad un grande sconforto” (Mario Mercuriali: “Memorie di Belvedere”). Nel 1935 incontra l’attrice Gracie Fiels, nota cantante e attrice inglese, “una bella signora, molto raffinata e gentile” (Mercuriali) che dirigerà in alcuni film e sposerà nel 1940, avendo come testimone Alfred Hitchoc.
Con l’avvento del sonoro, passa alla sceneggiatura e alla regia, dirigendo attori del calibro di Stan Laurel e Oliver Hardy.
Monty Banks e Stan Laurel
Ormai ricchissimo, acquista ville e terreni in varie località italiane ed estere ma utilizza il denaro anche per atti di generosità in favore di parenti, amici e bambini orfani, aiutando anche le attività di assistenza di don Dino Cedioli, direttore dell’Istituto medico psico-pedagogico “Pio XII” sorto nella sua ex villa. Infatti a Cesena, nel 1939, aveva affidato all’architetto Gualtiero Pontoni la realizzazione di “Villa Belvedere”, una struttura di pregio, in un contesto panoramico molto bello, sulle prime colline in località Ponte Abbadesse.
Monty Banks a Cesena (a destra la sorella Maria e don Dino Cedioli)
Un tempo, la villa era stata dimora della nobile famiglia Albizzi, di origine fiorentina. Improvvisamente, nel corso di uno dei suoi tanti viaggi, Mario Bianchi morì ad Arona, sul lago Maggiore, a soli 52 anni, il 7 gennaio 1950 ( 70 anni fa), per un attacco cardiaco. La salma è sepolta nel Cimitero di Cesena. Il Comune gli ha dedicato un’aula multimediale nel complesso dell’ex Istituto Comandini e un premio cinematografico che ogni anno viene assegnato ad un’opera prima italiana.
Recentemente “Villa Belvedere”, ora proprietà dell’Opera Don Dino (che prosegue l’attività di don Dino Sedioli), è stata recentemente ristrutturata per diventare “Villa Bianchi”, un elegante albergo con ristorante gourmet, spa e piscina.