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In questo giorno di San Valentino, mi piace presentare due messaggi d’amore a mio parere suggestivi e degni di essere conosciuti.

Si trovano in un luogo particolare, il nostro Cimitero. Li ho scelti perché entrambi, pur venendo dal passato lontano, ancora esprimono la forza di un sentimento che può superare l’oblio del tempo e parlare al cuore delle generazioni future. Realizzano uno dei concetti che sono alla base del carme “I Sepolcri” di Ugo Foscolo:

 

“Sol chi non lascia eredità d’affetti

poca gioia ha dell’urna; ….

…..           ma la sua polve

lascia alle ortiche di deserta gleba

ove né donna innamorata preghi,

né passeggier solingo oda il sospiro

che dal tumulo a noi manda Natura.”

 

Possiamo trovare il messaggio cronologicamente più recente all’interno della Tomba Marioni, una cappella in stile rinascimentale con sarcofago e statua in marmo rappresentante la Religione, attribuita dal Savio del 5/11/1899 a Cesare Zocchi a cui si deve anche il medaglione in marmo, rappresentante Gesù flagellato, sopra il sarcofago. L’artista fiorentino Cesare Zocchi fu uno dei maggiori scultori italiano del suo tempo ed è anche autore della statua di Maurizio Bufalini di fronte alla Malatestiana.

Sopra una piccola urna posta sotto il sarcofago leggiamo parole molto belle rivolte al ten. Colonnello Neno Marioni dalla sua addolorata Jela:

“L’alba d’ogni dì

Ti porti il mio bacio”

 

Il secondo messaggio viene da un marito addolorato per la perdita della giovane moglie prematuramente scomparsa. Si trova nella Tomba Righi, a poca distanza dalla Chiesa, nella zona dove sono collocate le tombe più antiche. L’eccezionalità di questa tomba è data anche dalla presenza di puttini di epoca malatestiana provenienti da quella che fu la Chiesa delle Monache di Santa Caterina, nell’attuale via Sacchi.

I puttini, di ottima fattura, sono stati variamente attribuiti ad importanti artisti del ‘400 italiano, da Francesco Ferrucci da Fiesole (sepolcro di Barbara Manfredi in San Mercuriale) al Rossellino ad Ottaviano e Agostino di Duccio (Tempio Malatestiano di Rimini). Sulla parete posteriore, che si affaccia sul prato dove sono sepolti campioni del motociclismo, vediamo una piccola terracotta con ancora due puttini.

La tomba, come leggiamo in un’epigrafe in latino, è dedicata dal marito Sebastiano Righi ad Antonia Fabbri “madre solertissima” e “moglie incomparabile” che visse per soli 32 anni, 11 mesi e 27 giorni, morendo nel maggio dell’anno 1817. 

In una nicchia, all’interno di una cornice neoclassica, vediamo il busto in marmo di Antonia Fabbri, firmato da Sebastiano Righi e datato 1818 (il Cimitero era stato da poco realizzato) ed è questa la singolare testimonianza d’amore che la tomba ci comunica.

Il busto, di impianto neoclassico, è piuttosto rigido e non si segnala certo per la sua qualità artistica e, tuttavia, risulta straordinario se pensiamo che (come si legge nell’epigrafe latina) fu realizzato dal marito stesso che lo scolpì di sua mano nonostante fosse totalmente “ignaro dell’arte statuaria ma con lo scalpello guidato dall’amore”.

Un messaggio che a me pare, a distanza di secoli, ci offre una eccezionale testimonianza del potere positivo dell’amore che può risvegliare e potenziare le nostre migliori qualità!

Buon San Valentino a tutti/e!

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