Il monumento a Maurizio Bufalini, inaugurato a Cesena il 31 marzo 1883, si inserisce a pieno titolo in quel palcoscenico patriottico cittadino che, nel microcosmo di ogni singolo comune, ha contribuito alla costituzione dell’Italia unita.
Maurizio Bufalini incarnò il mito moderno dell’appartenenza civica cesenate. Non stupisce dunque che la celebrazione del medico cesenate ebbe già inizio mentre era ancora in vita. Già nel 1863 infatti la Giunta Municipale decise di intitolare a Bufalini la piazza San Francesco, lo spazio generatosi in seguito all’abbattimento della chiesa dell’ex convento dei frati Minori adiacente alla casa natale del medico cesenate. L’occasione di celebrare nuovamente Bufalini si ripropose alla città dopo la sua morte, avvenuta a Firenze il 31 maggio 1875. Cesena ebbe l’onore di accogliere la sua salma dopo una contesa con la città toscana, che avrebbe voluto destinargli un posto nel pantheon degli illustri italiani in Santa Croce. I funerali, celebrati nella città natale, furono un evento di straordinaria imponenza per la maestosità della pompa funebre organizzata e per il tributo popolare alla salma del Bufalini.
Subito dopo le celebrazioni funebri la giunta municipale deliberò di innalzare un monumento nella piazza a lui intitolata, proprio accanto alla casa natale e alla Biblioteca Malatestiana destinata ad accogliere tutti i suoi libri. Il Municipio cesenate si addossò gran parte della spesa confidando in contributi che sarebbero potuto giungere da ogni parte d’Italia. All’appello di sottoscrizione, promulgato immediatamente via stampa, seguì la nomina di un Comitato centrale.
Alla seduta comunale dell’11 agosto del 1879 si procedette all’apertura del concorso pubblico. Il bando vincolò i partecipanti a queste condizioni:
“Il monumento, in marmo bianco di Carrara, detto Ravaccione, sarà innalzato nella piazza Bufalini con la schiena rivolta alla casa nativa del clinico cesenate, e il fianco posto di fronte alla porta d’ingresso del Regio Liceo Monti. Esso consisterà in una statua sopra un basamento in granito di qualsiasi forma, esclusa la colonna e avrà una altezza non inferiore a 2,50 metri. Il basamento, privo di bassorilievi, sarà in proporzione all’altezza; le luci principali ospiteranno l’iscrizione di una o più epigrafi. La partecipazione dei concorrenti sarà subordinata all’invio, di un bozzetto che esprima i loro concetti, la spesa, non dovrà sforare la cifra di lire 20.000, comprensive di ogni materiale e collocamento in opera del monumento. Un giurì nominato dal Comitato esprimerà il giudizio tecnico sui bozzetti pervenuti, e decreterà quello vincitore. L’autore del bozzetto prescelto disporrà di due anni di tempo per eseguire il monumento.”
Nel termine di sei mesi dalla data di pubblicazione del bando giunsero al comitato centrale venticinque bozzetti realizzati dai principali scultori dell’epoca fra i quali il cesenate Mauro Benini (che in seguito si trasferirà a Roma dove riceverà commissioni di prestigio: come i ritratti del Pincio e la statua dell’Emilia sull’Altare della Patria), ed Ettore Ferrari noto per la famosa statua di Giordano Bruno in Piazza Campo dei Fiori a Roma.
Il 19 settembre 1880 la commissione giudicatrice emise il proprio verdetto: due scultori, il cesenate Mauro Benini e il fiorentino Cesare Zocchi vennero giudicati di pari merito, per cui il giuri propose al Comitato di sottoporre i due gli autori ad ulteriore prova!.
“Gli artisti sono chiamati ad eseguire entro sei mesi, un modello in gesso della statua, Le due statue saranno esposte al pubblico per tutto il tempo necessario e il Comitato formulerà un giudizio definitivo. L’area deputata all’esposizione dei gessi sarà quella di confine tra la piazza Bufalini e la piazza Fabbri”
Il modello in gesso di Mauro Benini, sconfitto nella finale del concorso, collocato per il giudizio dei cesenati in Piazza Fabbri
La scelta finale del vincitore da parte del Comitato, coincise con quella condivisa dalla larga maggioranza dai cesenati e premiò la statua dello scultore fiorentino Cesare Zocchi.
Lo scultore Zocchi sottoscrisse, un regolare contratto che conteneva le seguenti disposizioni:
“La consegna del monumento completo in tutte le sue parti avverrà entro il 16 settembre 1882; in cambio riceverà un compenso pari ad una somma variabile tra le sedici e le diciassettemila lire, ivi comprese ogni spesa per il materiale, la spedizione e collocamento del monumento. Le voci di spesa comprenderanno anche la realizzazione di una cancellata in ferro, con relativi colonnini di granito adeguati al carattere del monumento.”
Nel settembre del 1881 Zocchi chiese al comune di valutare la possibilità di collocare il monumento in Piazza Fabbri che a suo parere si prestava a dare maggiore visibilità al monumento, e che non presentava quelle irregolarità di suolo che si riscontravano nell’adiacente, Piazza Bufalini. Il collocamento della statua in una posizione diversa da quella deliberata nel bando di concorso era una opinione abbastanza diffusa anche tra i cittadini, come si evince da questo articolo riportato sulla stampa locale. Curioso osservare come Il contenuto ricalchi perplessità e controversie simili ai dibattiti che accompagnano gli attuali progetti che vengono presentati.
“Nel programma di concorso, s’indicava il centro della piazza dello stesso nome, e la scelta fu probabilmente ispirata da quella denominazione e dalla convenienza di collocare la statua dell’illustre medico e filosofo in prossimità della casa dove egli nacque ma Nella piazza Bufalini, è notevolissimo il dislivello; e, per mettervi riparo, si richiederebbe una spesa non lieve, che il comune non sembra, per ora, disposto a sostenere, ed a cui lo scultore non può essere obbligato a far fronte coi propri denari. Ne verrebbe quindi la necessità d’aggiungere alla base del monumento una così detta scarpa, la quale non sarebbe certo una cosa molto estetica. Inoltre, ognuno sa che, per ottenere un buon effetto di luce, occorre, che gli oggetti siano illuminati di fianco. Ora, ponendo la statua del Bufalini nella piazza omonima e facendo che volgesse il corpo alla casa dove il Bufalini ebbe i natali, la luce la perorerebbe nella parte anteriore o nella posteriore con l’alternarsi del mattino e del pomeriggio; mai di fianco. Se poi la statua volgesse il dorso al Liceo, allora la linea visuale e prospettica non avrebbe una lunghezza sufficiente da permettere all’osservatore di dominarla e contemplarla dal miglior punto di vista. In fine, la vicinanza del campanone, che quantunque non gigantesco, schiaccerebbe la statua, e la misera condizione del muro della casa Bufalini, che presenterebbe un fondo tutt’altro che artistico, offrono ancora due ragioni per dimostrare che fu poco felice la scelta fatta nel programma di concorso. Perché dunque non se ne sceglie un’altra più adatta? “
La maggioranza dei componenti del comitato non cambiò idea e mantenne la convinzione del posizionamento originale, in quanto non credette conveniente erigere la statua in una piazzetta che portava altro nome. Il collocamento della statua al centro della piazza Bufalini poteva inoltre migliorarne l’assetto e determinare l’eliminazione del mercato della canapa considerato di grave disturbo alle lezioni degli studenti delle scuole adiacenti. Il monumento inoltre veniva visto come l’occasione per trasformare quel luogo in giardino pubblico.
Nel luglio del 1882 il Comitato fece redigere un progetto per il livellamento della piazza e la realizzazione di un giardino ornamentale. Il modello di riferimento per il giardino venne individuato in quello realizzato per l’arredo della piazza Cavour a Bologna, eseguito secondo il disegno del conte Ernesto Sambuy di Torino. La direzione dei lavori venne affidata all’architetto torinese Giuseppe Roda. Il Roda, predispose un giardino composto da piante italiane ed esotiche, interrate in piccoli monticelli realizzati per l’occasione. Il restauro della piazza venne completato per la fine di settembre e creò un ottimo effetto armonico con la facciata del Regio Liceo appena restaurata e tinteggiata di nuovo. Il Comitato espresse il desiderio che i proprietari delle case prospicienti a piazza Bufalini ripulissero le proprie facciate entro la data di inaugurazione, per dare decoro alla cerimonia.
L’inaugurazione del monumento venne fissata al 31 marzo 1883, in concomitanza con l’ottavo anniversario della scomparsa del medico cesenate.
Il giorno dell’inaugurazione la città era animatissima fin dalle prime ore del mattino. I cittadini e un gran numero di forestieri giunsero ad ammirare la piazza, tutta adornata con antenne, festoni, e bandiere. In un piccolo vano realizzato nella base del monumento, venne inserito un cilindro di rame contenente la succinta cronaca delle ragioni che costituirono il Comitato e dei fatti da esso compiuti. Insieme alla pergamena vennero inserite delle monete, dalle cinque lire al centesimo, a memoria della data di inaugurazione. .
All’altezza del balcone del Liceo, correva, tutto intorno al fabbricato, una lunga galleria, che ne sovrastava una seconda al pian terreno, mentre altri tre palchi furono addossati rispettivamente alle case Almerici, Turchi e Amadori».
Questa la distribuzione delle persone nei quattro palchi allestiti per l’inaugurazione:
Tribuna autorità e personaggi maggiori;
Consiglieri comunali e rispettive signore;
A destra gli insegnanti del liceo, del ginnasio, delle scuole tecniche ed i medici; a sinistra gli insegnanti elementari, gli alunni della scuola superiore femminile, le ispettrici;
Sulla ringhiera superiore, gli studenti del Ginnasio, Istituti tecnici, Universitari sulla ringhiera inferiore; capi degli uffici governativi, municipali e altre persone distinte.
Autorità e associazioni, radunatesi in Municipio, si spostarono in corteo verso il luogo dell’inaugurazione. Al loro arrivo i palchi erano già rigurgitanti di invitati, mentre la folla occupava tutti i tratti di strada al di fuori del guardino e tutta la piazza Fabbri. Dopo che il corteo ebbe preso posto nel corpo centrale della galleria superiore del Liceo, si abbassarono i veli a copertura della statua nel fragore degli applausi del pubblico al suono della marcia reale.
Terminata la cerimonia gli invitati proseguirono con la visita della Pinacoteca comunale, inaugurata per l’occasione e della Biblioteche Malatestiana e Piana. Alle quattro del pomeriggio ebbe luogo il banchetto delle autorità e delle rappresentanze all’albergo Leon d’Oro, dove venne servito un pranzo a base di zuppa della Regina, storione con salsa gialla, fritto misto all’italiana, pavone rifreddo con gelatina, vitello in salsa olandese, pasticcio di Strasburgo, filetto al madera trifolato, asparagi alla milanese, punch alla romana, arrosto e faraone con crostini, dolce al cucchiaio, croccante all’inglese, frutta, formaggio, caffè, Cognac, e gelato misto in mattonelle. Il tutto accompagnato da vini Sangiovese, Barbera, Marsala e Lacryma Christim.
La giornata si concluse con il concerto della banda musicale in piazza Eduardo Fabbri e con lo spettacolo di luminarie. Le luminarie, eleganti e splendide avevano inizio dal portico dell’Ospedale fino alla piazza grande e di qui fino alla Barriera. Nelle piazze Bufalini e Fabbri una imponente profusione di lumi a vari colori mentre in aria erano sospese stelle monogrammi, ed altri centri di luce adattati alla circostanza.
I festeggiamenti proseguirono anche nel giorno successivo con la premiazione degli alunni di tutte le scuole nel teatro comunale, le corse a sedioli ed a fantini nel giardino pubblico, le rappresentazioni nel teatro comunale ed a conclusione un nuovo concerto della banda musicale in piazza Vittorio Emanuele. (oggi Piazza del Popolo)
La riconfigurazione e monumentalizzazione della piazza Bufalini fu per Cesena il primo atto per realizzare quella coscienza di identità locale e poi nazionale trasmessa ai cittadini attraverso gli spazi della vita civile. In questa politica la figura del medico cesenate incarnò entrambe le identità. Egli infatti era considerato degno di stare nel pantheon dei cittadini illustri e nel contempo tra i grandi della nazione. Negli stessi giorni nella facciata dell’allora Regio Liceo vennero collocati i bassorilievi di Fra Michelino, Eduardo Fabbri, Giuseppe Verzaglia, Jacopo Mazzoni, Ercole Francesco Dandini e Cesare Montalti, rappresentanti della grandezza della città nelle scienze e nelle lettere; il punto di partenza per realizzare un pantheon locale dedicato ai padri della patria.
Tratto da:
Le Vite dei Cesenati – Volume 5, Il monumento a Maurizio Bufalini di Paolo ZANFINI , Editrice Stilgraf, Cesena, 2011
Fotografie, Fondo Augusto Casalboni – Biblioteca Malatestiana