Buona domenica care amiche e cari amici! Ancora grazie ai tanti (davvero tanti) che, sulle varie pagine in cui è comparso, hanno visto, apprezzato, condiviso, commentato il post del 1° maggio sulle miniere. Questa è la domenica che precede l’attenuazione delle restrizioni. Da domani saremo un poco più liberi ma (a mio parere) è necessaria ancora molta prudenza per evitare un rialzo dei contagi. Per quanto riguarda questa rubrica, sarei per confermare le pubblicazioni nei giorni festivi con la possibilità di ulteriori uscite in giorni feriali. Ad esempio, giovedì prossimo pubblicherò un post con il gradito contributo dell’amica giornalista Raffaella Candoli su speciali rose cesenati. Ed ora ricordiamo Nazzareno Trovanelli.
Il 20 marzo di centocinque anni fa (1915) moriva, all’età di sessant’anni, Nazzareno Trovanelli, forlimpopolese di nascita ma cesenate d’adozione, anzi appassionato studioso della storia della città dove aveva scelto di vivere.
“Una grande intelligenza si è spenta, un forte e nobile cuore ha cessato di battere; noi perdiamo in Lui uno strenuo e infaticato assertore dei più alti ideali della patria” viene definito nel necrologio scritto dall’amico Renato Serra per la Società Dante Alighieri di Cesena di cui Trovanelli era presidente e Serra il suo vice.
Anche grazie alla stima e all’interessamento di Trovanelli, Serra aveva ricevuto l’incarico di direttore della Malatestiana.
E, infatti, in un ricordo sul numero del “Cittadino” dedicato alla sua morte, Serra parla di “un debito di affezione e di gratitudine che mi era caro portare chiuso nell’animo”.
Uomo timido e taciturno, dalle sobrie abitudini, piccolo di statura, il volto coperto da una lunga barba bianca stranamente biforcuta che si contrapponeva alla calvizie del capo, Trovanelli fu una delle personalità più notevoli del suo tempo a Cesena, sia per la varietà dei suoi interessi che andavano dalla professione di notaio alla letteratura, dalla storia alla politica sia per la lunga serie di incarichi pubblici, tra cui quello di Sovrintendente alle Biblioteche e di Assessore alla Pubblica Istruzione.
Ricoprì anche ruoli di direzione della Banca Cooperativa e della Società di Mutuo Soccorso.
Molto giovane aveva fondato il periodico “La Settimana” a cui seguì “Lo specchio” e, infine, la sua più importante realizzazione: “Il Cittadino – giornale della domenica” che diresse dal 1889 al 1911, svolgendo un’encomiabile azione educativa nei confronti dei Cesenati, in particolare dei più giovani, in funzione dell’amore per la patria e di valori di laicità.
Significativa una polemica tra “Il Cittadino” e il “Il Savio”, altro giornale molto diffuso in città, di ispirazione cattolica, a proposito della storia d’amore di due giovani cesenati finita tragicamente.
La notte tra sabato 17 e domenica 18 febbraio dell’anno 1900, in una casa di via Fra’ Michelino, il diciannovenne Pio Gargano, studente del locale Liceo, aveva ucciso con un colpo di pistola la diciottenne Nerina Zignani, poi si era suicidato.
Si disse che a portarli al gesto disperato era stata la suggestione in loro suscitata dai protagonisti del “Trionfo della morte” di D’Annunzio.
“Il Savio” stigmatizzò il suicidio come frutto del libero pensiero moderno e il fatto che al funerale avessero partecipato professori e studenti del Liceo la cui cultura, in qualche modo, era alla base del tragico fatto.
“Il Cittadino” replicò con parole di pietà per i due giovani e difese la scuola.
Trovanelli, appassionato di letteratura, si dedicò alla poesia, alla traduzione di autori inglesi e fu amico di artisti e intellettuali.
Nella fotografia scattata a Villa Silvia, vediamo Trovanelli insieme a Giosuè Carducci e al tenore Alessandro Bonci.
L’amore per Cesena lo portò a scrivere una serie di articoli sulle strade, i palazzi, la storia della città pubblicati sul “Cittadino”, articoli che, nel centenario della morte, sono stati raccolti nel volume “Per le vie di Cesena” edito dalla Soc.Edit. “Il Ponte Vecchio”.
Del resto il grande amore per la sua città d’elezione è testimoniato dall’esortazione: “Amate con la mente e col cuore la vostra città: Cesena della cultura, della libertà e della grande magnificenza dei principi Malatesti”.
In particolare Trovanelli si dedicò a mettere in luce le figure più significative del Risorgimento romagnolo e cesenate e, infatti, lo abbiamo incontrato nel post n. 22 dedicato ad Orintia Romagnoli.
In un articolo su “Il Cittadino” del 29 settembre 1889, Trovanelli sosteneva che “Adelina” è “la cosa migliore” della Romagnoli e rilevava con rammarico la completa assenza, nelle raccolte della Biblioteca Malatestiana, di opere di lei nonostante “le biblioteche di città non vastissime debbono, a parer mio, oltre che giovare alla cultura generale, servire all’illustrazione del luogo in cui sorgono, da tutti i punti di vista e, quindi, serbarne gli elementi.”
Un concetto che condivido e che è stato alla base della decisione di ripubblicare “Adelina” presso la Soc. Editr. “Il Ponte Vecchio”, un concetto che è ispirazione anche di questi miei scritti su Facebook.
Trovanelli si dedicò agli impegni più diversi, tra cui anche quello di segretario di quel singolare fenomeno sociale che fu il Circolo “Strambi”, “una “società di ricreazione”, con la sede negli eleganti locali al piano superiore del Palazzo del Ridotto, sopra il Caffè Forti” come scrive Lelio Burgini in un bell’articolo su “La vita mondana nella Cesena di fine Ottocento” nel blog di “Cesena di una volta”.
Dal punto di vista politico Trovanelli era un conservatore, in nome di valori di libertà e ordine ma seppe riconoscere i meriti di chi aveva idee diverse.
Si definiva ateo, razionalista ed era contrario alla politica temporale della chiesa.
Una delle sue frasi più incisive fu: “Un uomo si definisce tale, quando ha per madre la moralità” e lui stesso fu esempio di dirittura morale.
Morì nel suo studio, il capo reclinato su un libro di storia, una morte dignitosa come era stata la sua vita.
Per chi voglia conoscere meglio la personalità di Trovanelli nella Cesena di fine ‘800-primi ‘900, può andare nel blog di “Cesena di una volta” dove troverà una bella rievocazione fatta dal nipote Sergio Camerani nel cinquantenario della morte (1965) che si può anche ascoltare dalla voce di Lorenzo Pieri (figlio di un altro appassionato studioso della storia di Cesena, Dino Pieri, che ci ha lasciato tre anni fa e di cui incontreremo i libri nei prossimi post).
A Trovanelli il Comune ha dedicato una via nella zona sul retro della Stazione Ferroviaria.