Buon giorno care amiche e cari amici e buona settimana! Oggi Vi propongo la conoscenza di una figura femminile meno conosciuta di quello che merita:
Una delle più notevoli figure femminili nate a Cesena è certamente Orintia Romagnoli, personalità poliedrica, donna di fascino, scrittrice e patriota, antesignana delle battaglie per l’emancipazione femminile. Autrice di commedie, novelle e romanzi e, insieme, donna d’eccezione, visse con intensa partecipazione il tempo travagliato tra ‘700 e ‘800, tanto che la sua stessa vita appare un romanzo affascinante che qui posso solo brevemente sintetizzare.
Fu una donna dalla personalità complessa, dalla intrigante bellezza e dal carattere determinato e generoso che la portò ad impegnarsi per gli ideali di libertà e indipendenza italiana dal dominio straniero.
Tra le sue amicizie ci furono importanti scrittori come Vincenzo Monti, Pietro Giordani, Aurelio Bertola ed anche Giacomo Leopardi che per lei provò una particolare ammirazione. Amica di Carolina di Brunswick (foto), nel 1820 Orintia si recò addirittura a Londra per testimoniare in suo favore nel processo intentatole dal marito, il re d’Inghilterra Giorgio IV.
Orintia era nata a Cesena nel 1762, figlia del marchese Lucio Romagnoli e di Caterina Leonardi Della Rovere.
Il nonno Antonio era stato diseredato dal padre Prospero perchè aveva sposato una giovane bellissima ma di umili origini, Angela Della Nave. A Michelangelo, fratello di Antonio, si deve la realizzazione del prestigioso Palazzo Romagnoli come lo vediamo ora in via Uberti, con le decorazioni ad affresco di Giuseppe Milani.
Orintia probabilmente ereditò dal nonno il carattere ribelle e sentimentale e, dalla nonna, la notevole bellezza (peccato non avere un suo ritratto).Poco più che bambina andò sposa al marchese Amedeo Sacrati di Ferrara (Palazzo Sacrati è proprio di fronte al Palazzo dei Diamanti), un matrimonio destinato presto a finire e a cui seguì una serie di relazioni con scrittori, aristocratici, uomini di potere, financo cardinali.
Una curiosa circostanza su cui si sofferma anche Nazzareno Trovanelli, direttore del giornale storico cesenate “Il Cittadino”: “Le cronache del tempo la dicono avvenentissima e sparlano di galanti relazioni tra lei e nobili secolari e prelati, tra i quali ultimi si vuole il focoso cardinale Albani, il comandante in capite di quella spedizione brigantesco-pontificia, che dette la gran battaglia del Monte (20 gennaio 1832) e si segnalò nei saccheggi e nelle stragi di Cesena e di Forlì. Certo però la Marchesa era di sensi liberalissimi e ne fanno prova la sincera amicizia che le professarono molti caldi patrioti…”
Trovanelli non nasconde la simpatia per Orintia e definisce “Orintia un curioso misto di galanteria e di sensi patriottici, di relazioni liberali e reazionarie” ed è convinto che “i sentimenti nazionali prevalsero sempre nell’animo di lei e delle relazioni coi potenti si valse ognora a vantaggio degli oppressi.” A Roma divenne tra le più importanti donne dedite alla letteratura e frequentò Accademie prestigiose come l’Arcadia.
Presto aderì al Romanticismo e fu la prima donna in Emilia-Romagna e, probabilmente, in Italia a dedicarsi con successo al genere del romanzo. Il suo romanzo “Adelina” (che ho recentemente ripubblicato in edizione moderna presso la Società Editrice “Il Ponte Vecchio” per conservarne la memoria) è stato inserito dal critico Stefano Calabrese tra i 100 romanzi più significativi dell’Ottocento italiano.
Come altre opere della Romagnoli Sacrati ha per protagonista una giovane donna che riesce a superare ostacoli e difficoltà.
Alla vita di relazione e alla letteratura Orintia aggiunse l’impegno patriottico.
In occasione dell’arrivo a Bologna di Gioacchino Murat che lasciava intendere di voler unificare l’Italia e liberarla dal dominio straniero, Orintia lanciò un appassionato “Appello agli Italiani” affinchè combattessero per la libertà dell’Italia, un proclama che le causò qualche guaio.
Uno degli atti più indicativi della sua generosità verso i patrioti italiani fu il dono a Pietro Maroncelli di una gamba artificiale fatta costruire a Londra per sostituire quella amputata durante la prigionia nel carcere dello Spielberg.
Nel 1824, Ginevra Canonici Fachini nell’opera “Prospetto biografico delle donne italiane rinomate nelle lettere” ne traccia un profilo ampiamente positivo: “Dotata di molta bellezza e di ben coltivato ingegno fu sempre richiesta ed accolta con somma ansietà la sua compagnia. Attivissima ed egregia nella conoscenza degli uomini e delle cose, si mostrò presta ogn’ora ad usare degli acquisiti lumi a favore de’ conoscenti e degli amici.”
Nel 1825, Orinzia lasciò Roma per sottrarsi, come scriveva al cesenate Francesco Mami, “dalla vista dei carnefici del suo povero paese” e si trasferì a Firenze dove visse con un uomo molto più giovane di lei, Giovanni Streppa, editore del settimanale “Lo spettatore fiorentino” a cui collaborò Giacomo Leopardi.
A Firenze Orintia morì il 12 maggio 1834, all’età di settantadue anni.
Una donna eccezionale che merita di essere ricordata.