Quest’anno 2020 ricorre il quinto centenario della fine dell’attività, generalmente collocata tra il 1490 ed il 1520, di un misterioso artista cesenate di cui non conosciamo con certezza neppure il nome.
Nell’Enciclopedia Treccani alla voce “Peregrino da Cesena” si legge: “Incisore su rame (inizi sec.16°) operoso a Bologna, scolaro di F. Francia; lavorò soprattutto per orafi, fornendo scene mitologiche e motivi ornamentali…” Anche il nome esatto è incerto perchè oltre a “Pellegrino” o “Peregrino”, troviamo alcune incisioni attribuite a “Pellegrini Stefano detto Peregrino da Cesena” attivo tra il 1490 e il 1520.
E “Peregrino” potrebbe anche essere una specie di nome d’arte legato alla predilezione di questo artista per le immagini bizzarre e fantastiche (quindi “peregrine”), come i complicati pannelli ornamentali “a grottesca”, ricchi di strane figure di uomini e animali e di decorazioni arzigogolate e fantasiose, diventati di gran moda dopo la scoperta della Domus Aurea di Nerone nel 1480.
Se fu scolaro di Francesco Francia, poi si discostò dall’equilibrato stile del maestro per esprimere una sua personalità autonoma fatta di estro, forza espressiva, gusto per il chiaroscuro (da cui l’uso del niello) e per uno spazio ricco di particolari, tanto più singolare in immagini dalle dimensioni minuscole.
A Cesena non è traccia della sua attività ma, fortunatamente, ci viene in aiuto internet che ci permette di conoscere opere conservate in vari musei d’Italia e del mondo: Bologna, Milano, Pavia, Budapest, Londra, Parigi, Vienna, Chicago e New York. Tanto sono scarse le notizie sulla vicenda umana e artistica di Peregrino quanto, al contrario, qualitativamente notevole è stata la sua produzione artistica.
La personalità artistica di Pellegrino si inquadra nel poliedrico sviluppo di Cesena tra la fine del secolo XV° e l’inizio del XVI°.
Il richiamo a Cesena nella firma di Peregrino (che è tra i pochi incisori a firmarsi con iniziali e città d’origine) è da intendersi, a mio parere, non come una semplice indicazione di provenienza ma anche come atto di amore e, forse, anche di orgoglio per essere nato in una città che godeva di un grande prestigio.
Per renderci conto della sua perizia tecnica e della sua inventiva artistica, passiamo in rassegna alcune opere in cui sono presenti una vena di estroversione ed una forza espressiva tanto più stupefacenti se consideriamo le dimensioni di pochi centimetri.
In particolare le scene mitologiche sprigionano un’energia barbarica nei corpi muscolosi degli uomini, come vediamo nella stampa (firmata OPDC) che ci mostra il corpo di Diomede che solleva il Palladio (cm. 2,3×3,7) appena avvolto da un lungo panno svolazzante alla maniera nordica o nella carica sensuale dell’immagine della Ninfa legata ad un albero da un fauno e un satiro (cm. 2,3×4).
Oppure nel Trionfo di Nettuno (cm. 6,3×3,2): sullo sfondo di un canneto su cui si alza una bella palma, avanza tra le onde il vorticoso cocchio guidato da un Nettuno che agita il tridente mentre due uomini tengono per il morso impetuosi cavalli.
Il dio appare completamente nudo con il membro appuntito ben in vista ed un coreografico drappo che sventola al vento.
Movimento sfrenato che si trova anche nella stampa (cm.3,7×2,1) con Tre putti che danzano.
In altri lavori troviamo particolari graziosi come il bambino che gioca con un cagnetto tra due fanciulle con cornucopie nell’Allegoria dell’Abbondanza (cm.2,8×4,1).
Nonostante le dimensioni ridotte Peregrino cerca di riempire il più possibile lo spazio disponibile come nell’immagine in cui compare Arione sul delfino (cm. 2,4 x4). Il famoso citarista cavalca il cetaceo che l’ha salvato e alza la mano in un saluto irridente verso la nave da cui i marinai che volevano ucciderlo lo guardano delusi. Sullo sfondo, un paesaggio di colline e le mura di una città turrita.
Anche qui troviamo il gusto, vicino alla sensibilità nordica, di delineare minuziosamente le onde del mare, la coda del delfino, il drappo svolazzante di Arione.
La stessa sensibilità che, nella Resurrezione di Gesù Cristo, riempie lo spazio di soldati, cavalli, personaggi vari, edifici, Angeli in cielo ed in terra, il Golgota con le tre croci.
Nella Satiressa che allatta due bambini (cm.4,2×7) l’inventiva si sprigiona nella creazione di bizzarre figure, intrecci decorativi in cui si alternano festoni, satiri, pesci ed animali fantastici di terra e di mare e dove appare uno strano essere alato.
Ancora in un piccolo niello (cm.3,1×2,8) che raffigura Ercole e l’idra ci colpisce la figura di Ercole con il consueto drappo svolazzante di ispirazione nordica e nel contempo possiamo ammirare l’inventiva di Peregrino nel disegnare lo strano mostro a tre teste.
Il tutto in uno scenario di rocce che richiama Andrea Mantegna.
Vari sono i temi a cui Peregrino si dedicò: scene mitologiche, religiose, storiche a cui devono aggiungersi i nielli che raffigurano grottesche o motivi ornamentali, così come molteplici sono le tradizioni artistiche da cui attinse ispirazione.
Osservando le sue immagini ci troviamo trasportati in un contesto di figure bizzarre magistralmente incise, di esseri mostruosi e di eroi, in scenari fantasiosi di montagne o mari in tempesta, in atmosfere da sogno, in dimensioni fantastiche di grande suggestione.
Peregrino ci offre una personale interpretazione dei moduli rinascimentali, reinventati in forme estrose e fantasiose, ricche di energia e pregnanza corporea e si propone ancor oggi come una personalità originale, dotata di non comuni qualità tecniche e genialità artistica.
(*) L’Enciclopedia Treccani definisce così la tecnica del niello:
Tecnica di lavorazione artistica… consistente nel riempire i solchi di un’incisione…su una superficie metallica con un composto nero… di rame rosso, argento, piombo, zolfo croceo e borace; a contatto del corpo inciso, preventivamente scaldato, il niello si scioglie e penetra nell’incisione; dopo il raffreddamento, la superficie viene levigata e lucidata.