Care amiche e cari amici, oggi, giorno di Pasquetta, è destinato per tradizione alla “gita fuori porta”, al mare o in collina. Quest’anno, se volete, Vi propongo di fare una gita con il pensiero e l’immaginazione per visitare insieme Villa Silvia a Lizzano:
“Signora contessa Silvia molto amata, che bel passeggiare arridendo il variato sole di primavera, su per i colli dell’amenissimo Lizzano…”
Così scriveva Giosuè Carducci alla contessa Silvia Baroni Semitecolo in una giornata di fine dicembre 1905, resa amara dalla morte dell’amico poeta Severino Ferrari.
La contessa Silvia, originaria di Bassano, poi trasferitasi a Firenze, sposando nel 1874 Giuseppe Pasolini Zanelli era divenuta proprietaria della villa di Lizzano che oggi prende il suo nome e che il marito aveva ricevuto in eredità dallo zio Pietro. Forse proprio in occasione del matrimonio venne realizzato dal pittore fiorentino Michele Gordigiani, noto ritrattista di personaggi importanti come la contessa di Castiglione o Eleonora Duse e di regnanti come Vittorio Emanuele II e Margherita di Savoia, il ritratto della contessa Silvia, restaurato alcuni anni fa e che ha incrementato il patrimonio culturale e artistico della villa.
Profonda era la sintonia tra Carducci e la contessa Silvia, donna intelligente a cui lo avvicinavano la comune sensibilità e l’amore per l’arte, come testimonia l’intenso epistolario. E, poi, gli erano care quelle colline da cui, nelle giornate limpide, poteva vedere il mare e il parco in cui era bello passeggiare e conversare piacevolmente con artisti e scrittori come il tenore Alessandro Bonci o il letterato Nazzareno Trovanelli.
Carducci tornò a Lizzano per l’ultima volta nel 1906, l’anno del Premio Nobel per la Letteratura, primo tra gli scrittori italiani.
Purtroppo, insieme alla consacrazione letteraria, arrivarono i malanni fisici che lo porteranno alla morte, nella notte tra il 15 e il 16 febbraio 1907. Il 24 marzo 1907 Antonio Messeri, storico e letterato faentino allievo di Carducci, tenne un discorso commemorativo al Teatro “Bonci”, avendo accanto a sè sul palcoscenico la contessa Silvia, un evento importante per la cultura cesenate.
La contessa Silvia sopravvisse 13 anni all’amico Carducci.
Alla sua morte lasciò la villa al Comune di Cesena, purchè fosse utilizzata per scopi di pubblica utilità e venisse conservata intatta la camera che era stata del poeta.
Per anni, grazie alla salubrità dell’aria, la villa fu un sanatorio, poi scuola e spazio per iniziative culturali. Nel tempo le condizioni erano fortemente peggiorate. Da alcuni anni è rinata a nuova vita grazie all’impegno appassionato e intelligente dell’Associazione Musica Meccanica Italiana che vi ha creato “Musicalia”, uno straordinario Museo di strumenti musicali meccanici, unico in Italia e tra i pochi nel mondo. Gli spazi della villa sono diventati ambienti d’epoca in cui gli strumenti musicali sono collocati nel loro contesto originario. Si passa da una tenda da guerra cinquecentesca ad un salotto di fine ‘800, da una strada popolata da organi portatili alla stanza della Regina, un percorso di grande effetto e suggestione. E il parco che circonda la villa è diventato un “Giardino Letterario Parlante”.
Tutta la villa è ora un gioiello dalla magica atmosfera ma un fascino particolare conserva la stanza in cui Carducci soggiornava.
Entrando, sembra di tornare indietro nel tempo ed è facile immaginare il poeta sul letto in ferro battuto o alla scrivania in cui lavorava o sulla poltrona a ruote che gli serviva quando aveva difficoltà a camminare.
Curioso è il sofà ai piedi del letto dove dormiva il fedele cameriere Egisto e suggestivi gli oggetti appartenuti al poeta, tra cui la finanziera appesa in un angolo.
Una stanza emozionante all’interno di una splendida villa in cui la poesia, la musica, l’arte, si uniscono alla bellezza del paesaggio.
Un luogo che dovrebbe essere nel cuore di tutti i Cesenati.
Orgoglioso di appartenere alla comunità cesenate bellissimo rilancio della villa… ! Mai fermar pensier su codesto loco che fu”.🌹